La Nuova Sardegna

Patto di stabilità, in arrivo 364 milioni

di Alfredo Franchini

Il governatore e il ministro Padoan siglano l’intesa. Dal 2015 ci sarà solo l’obbligo di mantenere il pareggio di bilancio

22 luglio 2014
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CAGLIARI. Dopo l’intesa del maggio scorso, ieri è arrivata la firma del presidente Pigliaru e del ministro Padoan sul documento formale che cambia le regole del Patto di stabilità: tra cinque mesi, dal primo gennaio 2015, la Sardegna potrà spendere le somme in sue possesso attenendosi, unico vincolo, al pareggio di bilancio.

«C’era molto scetticismo sulla realizzazione dell’accordo», afferma l’assessore al Bilancio Raffaele Paci, «e invece siamo riusciti a fare in quattro mesi quello che la giunta precedente non aveva fatto in cinque anni». Paci e il presidente Pigliaru, appena rientrato dall’incontro di Roma, hanno affermato in una conferenza stampa a cui ha preso parte anche l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda, di «aver ottenuto un risultato che altre regioni vogliono conseguire perché abbiamo i conti in ordine e siamo credibili». C’era stata una sentenza della Corte costituzionale che aveva rimarcato l’anomalia della Sardegna ma a quel pronunciamento dovevano seguire le norme finanziarie.

Più di un miliardo. Dal punto di vista degli spazi finanziari per la Sardegna significa un possibile aumento di risorse con una forbice che va da un miliardo a un miliardo e quattrocento milioni di euro. Non c’è un dato preciso perché le entrate variano.

«Quest’anno le entrate sono basse», precisa Paci, «per via della crisi e per alcuni meccanismi tecnici come l’Irap che le imprese avevano versato l’anno scorso e deve essere restituita, ma dal 2015 quando anche il sistema economico avrà una piccola ripresa le nostre entrate aumenteranno». E in quel caso non sarà più necessario aprire una contrattazione con lo Stato con il quale restano aperte alcune piccole vertenze: giochi e Ires maturata nell’isola; due vertenze che valgono altri 80 milioni che potranno essere spesi automaticamente.

Sanità. Punto nodale resta la sanità che vale la metà del bilancio della Regione, le cui spese erano già fuori Patto. La sanità pesa per 3,2 miliardi: dal 2015 gli eventuali risparmi su questa spesa potranno essere utilizzati in altri settori economici.

Partita chiusa. Chiuse anche le partite in corso: i margini finanziari di quest’anno e la chiusura dei conti del 2013. Per il 2014 la trattativa si è chiusa con 364 milioni di risorse aggiuntive (320 da usare come meglio si riterrà mentre 44 sono finalizzati al contratto di servizio per le Ferrovie dello Stato). «Avremmo sperato in qualcosa di più ma gli accordi si chiudono con una visione complessiva: lo Stato se la deve vedere con altre regioni che hanno difficoltà, ci è sembrato importante chiudere l’accordo per le prospettive che avremo dal 2015 in poi». Il presidente Pigliaru sottolinea «la leale collaborazione tra un governo nazionale nuovo e una giunta nuova». Per il 2013, la Sardegna rischiava una sanzione per aver sforato il Fondo unico degli enti locali: non ci sarà alcuna penalizzazione.

Maninchedda. «L’accordo raggiunto realizza dopo quattro mesi quanto aveva sancito la Corte costituzionale», afferma l’assessore ai Lavori pubblici, «si era lottato nei tribunali e qui è stato fatto con un accordo politico. Da un punto di vista indipendentista, devo dire che il contraente, cioè il governo italiano, ha una lunga storia di cose non adempiute. Quindi si deve vigilare. Un conto è la qualità dell’accordo, un conto quella dei contraenti. Tra i due ho fiducia nel governo di cui fanno parte». Per Paci la posizione di Maninchedda è un «elemento importante di stimolo; significa che non dobbiamo abbassare la guardia, abbiamo ancora aperte alcune partite minori sulle entrate e il confronto sulle infrastrutture. Vigileremo. La lealtà del rapporto sta nel mantenimento degli impegni».

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