La Nuova Sardegna

La chiave del mistero potrebbe essere nella “disamistade”

di Piero Mannironi
La chiave del mistero potrebbe essere nella “disamistade”

Circa un secolo fa svanirono nel nulla tre adolescenti legati alle famiglie coinvolte nella sanguinosa faida

21 luglio 2014
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di Piero Mannironi

Orgosolo è un paese che ha nel suo cuore abissi profondi. Storie di odio buio e freddo e di morte custodite nei recessi più remoti della memoria del paese. Storie fatte di violenza e di silenzi pesanti come sudari. La grande “disamistade”, la guerra familiare che nei primi anni del Novecento fece decine di morti è un affresco cupo che rappresenta un tempo, ma rappresenta anche il cuore di tenebra di tutta la Barbagia. E anche dopo quella terribile faida Orgosolo ha continuato ad essere attraversata da molte ombre. I delitti, per esempio. Gli omicidi sono continuati con una cadenza più lenta rispetto agli anni della “disamistade” e anche a molti altri paesi della Barbagia profonda, ma ad Orgosolo – e questa è una sua caratteristica – quasi mai si è arrivati a identificare gli assassini. Anche in anni recenti alcuni omicidi eccellenti, come quello di don Graziano Muntoni o quello del poeta e sindacalista Peppino Marotto, sono rimasti senza un colpevole e senza una spiegazione. A Orgosolo, paese di grandi intelligenze e di logiche segrete, sembra esistano invisibili camere di compensazione. Una capacità straordinaria di interpretare e di metabolizzare gli eventi, assorbendone gli effetti tragici. E poi, un’incredibile attitudine a vivere le contraddizioni. Gonario Carta, fuorilegge carismatico degli anni Settanta, ne è stata un’incarnazione: bandito, ma colto; latitante ma impegnato politicamente (quando cadde in un conflitto a fuoco gli trovarono in tasca la tessera del Partico comunista) e uomo capace di scrivere riflessioni profonde, commoventi e perfino poetiche sulla sua condizione esistenziale.

Le storie giudiziarie, poi, hanno dato un ruolo centrale al paese nell'universo sotterraneo dei sequestri di persona. E forse proprio per questo motivo la scoperta nell'aprile scorso di tre scheletri in una grotta del Supramonte ha evocato fantasmi che ancora oggi fanno sanguinare le ferite dei ricordi. Si è infatti subito pensato che si trattasse dei resti di sequestrati morti durante la loro prigionia infame e poi abbandonati in un anfratto.

Dopo alcuni giorni, ecco il ritrovamento di altre ossa umane sempre in quella zona del Rio Flumineddu, dominata dal candido Nuraghe Mereu. Difficile pensare, dunque a un cimitero dei sequestrati, anche se i fori trovati in alcuni crani possono far pensare a una morte violenta. Saranno le prove tecniche di datazione a fornire le prime risposte, ma fino ad allora il giallo resta tutto. Prima di tutto perché, da una valutazione approssimativa, sembra che i primi tre scheletri trovati risalgano a circa un secolo fa. E qui entrano in campo due ricercatrici, Anna Segreti Tilocca e Silvia De Franceschi. Quasi due detective degli archivi. Per anni hanno visionato e studiato fascicoli e documenti ormai coperti dalla polvere del tempo, resuscitando storie dimenticate e rileggendo eventi lontani. Alcuni drammatici, altri semplicemente curiosi. Un esperienza che si è già tradotta in libri documentatissimi come “Orgosolo 1905-1917. La grande disamistade” e “La vera storia di Paska Devaddis”.

Sono state loro, dopo la sommaria datazione data ai primi tre scheletri, a studiare il caso e verificare chi scomparve a Orgosolo circa un secolo fa. E frugando negli archivi hanno trovato una traccia che potrebbe essere importante ai fini delle indagini della Procura di Nuoro. Episodi dei quali si era persa la memoria e che potrebbero fornire qualche risposta al giallo della grotta del Supramonte. Scavando negli anni roventi della disamistade hanno infatti scoperto che tra il 1910 e il 1913 scomparvero da Orgosolo tre ragazzi. Tutti e tre legati da un filo fatale: appartenevano a famiglie coinvolte nella faida che stava dilaniando il paese: Giuseppino Aru, Nicolò Pisanu e Pasquale Succu. Di loro non si seppe mai nulla, inghiottiti da quel vortice di odio che stava consumando il paese. I loro resti non sono mai stati trovati. Orgosolo, con il suo linguaggio allusivo e criptico, provò a interpretare quelle sparizioni. Ora quelle ossa trovate vicino Rio Flumineddu potrebbero finalmente riaprire questa vecchia storia.

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