La Nuova Sardegna

LOS ANGELES. A 86 anni è morto ieri sera James Garner, «per cause naturali» come ha confermato la polizia. Affascinante, ironico e sornione, l'attore è stato capace di interpretare in più di 50 film (diretto fra gli altri, da John Sturges, Blake Edwards, Martin Ritt, Clint Eastwood), per oltre 50 anni di carriera, tra cinema e tv, con la stessa grazia, simpatici gaglioffi e “cattivi”. Come attore, ha attraversato tutti i generi, con una nomination all'Oscar nel 1985 per la commedia romantica “L'amore di Murphy” di Martin Ritt.

Il successo di Garner è molto legato anche a due serie tv diventate cult, quella western che l'ha lanciato, tra gli anni '50 e '60, “Maverick”, e “Agenzia Rockford”, negli anni '70. Fra i suoi film, troviamo “Quelle due” di William Wyler (1961), uno dei primi accenni hollywoodiani ad un amore lesbico, dove Garner interpreta il fidanzato di Audrey Hepburn, e “La grande fuga” (1963) di John Sturges a fianco di Steve McQueen. Arrivano, poi, fra gli altri, “L'investigatore Marlowe” di Paul Bogart (1969) dove dà vita al personaggio creato da Raymond Chandler, e la commedia musicale “Victor Victoria” (1982) di Blake Edwards. Tra gli anni '90 e metà anni '2000 continua a regalare intense interpretazioni come quella autoironica nell'adattamento cinematografico di Maverick fino l'astronauta over 70 di “Space Cowboys” di Clint Eastwood (2000) e all'uomo che continua ad amare la moglie ammalata d'alzheimer in “Le pagine della nostra vita” di Cassavetes (2004).

«Io sono un metodista ma non come attore – aveva scritto nella sua autobiografia, “The Garner Files” -. Essere puntuale, sapere le battute, metterti sul set nel punto giusto e dire la verità. Recitare è solo senso comune. Non è troppo difficile se ti metti da parte e fai quello che lo scrittore ha scritto ».