La Nuova Sardegna

I veterinari diedero l’allarme nel 2004

Nuove carte dimostrano come dieci anni fa denunciarono gli effetti collaterali dei vaccini arrivati dal Sudafrica

20 luglio 2014
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CAGLIARI. Negli anni più bui della campagna di vaccinazione per la Blue tongue, i pastori che protestavano, le pecore morivano a migliaia, se la prendevano soprattutto con loro: i veterinari. Ora che la Procura di Roma ha scoperchiato la pentola sulla “cupola dei vaccini”, proprio i veterinari hanno preso posizione. Lo hanno fatto con un documento firmato dalla segretaria regionale del Sindacato veterinari medicina pubblica, sono quelli che lavorano per le Asl, Angela Vacca.

Scritto che all’epoca, nel 2004, non si sarebbero potuti opporre alle disposizioni ministeriali, «sono sempre obbligatorie», il sindacato scrive: «Sin dal 2004 fummo noi – si legge – a segnalare gli effetti collaterali del vaccino arrivato dal Sudafrica. Per tutelare la categoria sia sotto l’aspetto della dignità professionale e per non diventare nostro malgrado il capro espiatorio del malcontento degli allevatori, il segretario regionale dell’epoca, Antonietta Sanna, inviò una dura lettera di protesta alla Giunta regionale, al Consiglio regionale e al direttore generale del ministero alla Sanità».

Nella nota, ricorda Angela Vacca, «mettevamo in evidenza le criticità della campagna di vaccinazione in corso e quanto fossero inappropriate e condizionate le decisioni del ministero». Ma anche i veterinari sardi non furono ascoltati e da Roma non ci fu alcun passo indietro. «Il nostro intervento – prosegue il segretario del sindacato – non fu sufficiente a modificare le scelte prese ai massimi livelli. E purtroppo quello fu un periodo molto difficile per i veterinari pubblici, che si manifestò anche con atti di vandalismo e azioni intimidatorie».

Ora che c’è un’inchiesta penale in corso proprio su quegli anni, con indagati funzionari del ministero e di strutture sanitarie nazionali, il sindacato scrive: «Oggi con l’indagine della Procura di Roma sapremo se le decisioni ministeriali assunte all’epoca erano viziate da elementi di illegalità, oppure se furono solo il frutto di un’emergenza affrontata con troppa superficialità e senza tener conto dei danni provocati da una campagna vaccinale affrettata fino a diventare più pericolosa della stessa malattia».

La differenza fra quanto accade nel 2004 e oggi è scritto in un altro passaggio del documento firmato dal Sindacato dei veterinari pubblici: «Ora si usano vaccini più sicuri, che non danno origine agli effetti indesiderati riscontrati in passato e da noi subito denunciati ma senza che fossimo ascoltati».

Un’ultima curiosità: sulla pagina internet della stessa associazione c’è ancora traccia di un comunicato dell’assemblea regionale del 6 giugno. Fra gli ospiti c’era anche Romano Marabelli, il segretario generale del ministro, ora indagato dalla Procura come il possibile capo dell’organizzazione che avrebbe speculato sui vaccini sudafricani arrivati dieci anni fa in Sardegna senza essere prima testati. (ua)

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