La Nuova Sardegna

Le detenute insieme ai loro figli, a Senorbì primo istituto modello

di Luciano Onnis
Le detenute insieme ai loro figli, a Senorbì primo istituto modello

Risposta ai disagi denunciati spesso in passato: nasce una struttura dotata di particolari servizi Sei ampie camere, sbarre quasi inesistenti, cucina con mensa e cortile per i giochi

18 luglio 2014
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È la terza struttura carceraria di questo genere realizzata in Italia, un fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria nazionale e, in particolare, di quella sarda. Ieri mattina è stato inaugurato a Senorbì, 40 chilometri da Cagliari, l’Icam, acronimo di Istituto a custodia attenuata per detenute madri, sezione staccata della casa circondariale di Cagliari. Un istituto di pena a dimensioni umane, dove le mamme recluse e i loro bambini si sentiranno un po’ come a casa o, ad andar peggio, in collegio. Una conquista di grande civiltà, espressione di una legge nazionale del 2011 ancora del tutto inapplicata nel panorama penitenziario italiano – escluse Lombardia, Veneto e adesso Sardegna –, che mette al centro la tutela del rapporto tra madre e figli nel periodo detentivo.

Interni ricchi di vivaci colori che ispirano allegria, arredi a misura di bambino, l’istituto è dotato di quattro camere, due doppie e altrettante singole, per complessivi 6 posti letto, tutte con bagno e vasca-doccia, televisore led. Ci sono poi una ludoteca, la cucina con annessa mensa provvista di tutti i piccoli e grandi elettrodomestici dove le mamme potranno cucinare, la sala colloqui e un ampio giardino con i giochi. A vederla, se non fosse per le sbarre che separano l’ingresso e la sala colloqui dal resto della casa («ma quel cancello rimarrà sempre aperto», riferisce un’ispettrice), non si potrebbe mai dire che è un carcere.

Alla cerimonia, con taglio del nastro da parte del vice capo del Dap, Luigi Pagano, hanno preso parte il provveditore regionale Gianfranco De Gesu, il direttore della casa di reclusione di Cagliari, Gianfranco Pala, il sindaco di Senorbì Adalberto Sanna, comandanti provinciali delle forze dell’ordine. L’Icam sarà operativo solo a fine settembre o al massimo i primi di ottobre prossimi, quando tutti i detenuti di Buoncammino a Cagliari saranno trasferiti nel nuovo istituto di Uta. «Oggi come oggi non avrebbe nessuna ospite con figli - hanno precisato De Gesu e Pala -: a Buoncammino sono attualmente recluse 19 donne e nessuna madre con figli in tenera età. Fermo restando che questo istituto è a carattere regionale e all’occorrenza potrà ospitare detenute provenienti da altre case circondariali». «Siamo orgogliosi di questa nuova struttura – ha detto Luigi Pagano –, è un vanto per tutti noi. Significa portare fuori da luoghi di sofferenza come San Vittore e Rebibbia bambini che non hanno responsabilità degli errori commessi dalle loro madri. Non possono e non devono vedere e toccare con mano drammi quotidiani negli istituti tradizionali». A Senorbì le mamme detenute potranno tenere con sé i propri figli fino al compimento del decimo anno. I bambini andranno regolarmente all’asilo e a scuola e saranno inseriti nelle attività sociali del paese, come oratorio e associazioni sportive.

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