La Nuova Sardegna

La Keller a un passo dal fallimento

di Luciano Onnis
La Keller a un passo dal fallimento

I commissari: «Non ci sono i presupposti per l’amministrazione controllata», a rischio 270 posti di lavoro

16 luglio 2014
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VILLACIDRO. Per la Keller Elettromeccanica in liquidazione sembrano essere arrivati i titoli di coda. Dall’incontro di lunedì al ministero dello Sviluppo Economico, con la partecipazione dei funzionari del ministero del Lavoro, delle rappresentanze sindacali e dei liquidatori giudiziali dell’azienda nominati dal Tribunale di Cagliari, è scaturita una fumata nera che più nera non si può. In sintesi, i commissari giudiziali Roberto Dessy (dottore commercialista, Alberto Picciau e Gianraimondo Fodde (avvocati), assistiti dal consulente della Procedura Salvatore Pilurzu (anche lui avvocato) hanno messo i paletti ai tentativi di mettere in salvo l’azienda e i suoi 296 posti lavoro, sostenendo di fatto che non esistono i presupposti di legge per chiedere l’amministrazione controllata per la società produttrice di carrozze ferroviarie, con stabilimento primario a Villacidro e sito satellite a Carini, vicino Palermo. La rigidità dei liquidatori è stata motivata con l’obbligo da parte loro di rispettare le leggi vigenti e di attenersi scrupolosamente ai dettami della procedura di liquidazione. Il che, tradotto in spiccioli, significa che per la Keller non sembra esserci più possibilità di salvezza: niente amministrazione controllata e il ramo aziendale avviato alla procedura fallimentare da parte del tribunale. Già un’altra volta, nel 1993, l’azienda era stata salvata dall’amministrazione controllata concessa attraverso la cosidetta “legge Prodi”, il miracolo – secondo i sindacati e le maestranze - potrebbe ripetersi, perché non provarci? Come facile intuire, le organizzazioni sindacali (Fiom, Fsm Cisl e Uilm territoriali, le corrispondenti sigle unitarie e la Rsu aziendale) che da fin dagli inizi della crisi – sono trascorsi invano cinque anni - seguono la vertenza Keller, ci sono rimaste di sasso davanti al muro dei liquidatori giudiziali. «Adesso che anche la politica, con i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro e la Regione Sardegna si sono rese disponibili a cercare e perseguire soluzioni tese a evitare la fine di una importante realtà industriale come la Keller e la perdita di centinaia di posti di lavoro – ha commentato Marco Angioni, segretario territoriale della Fsm, dopo l’ultimo tavolo ministeriale di lunedì –, ci troviamo davanti il muro innalzato dai liquidatori giudiziali che si appigliano al rispetto di rigide procedure di legge da seguire». Per loro – secondo quanto emerso dall’ultimo incontro al Mise – la partita si sarebbe potuta chiudere in quello stesso momento non esistendo i presupposti per andare avanti. Ai liquidatori, i sindacati non chiedono trasgressioni nel loro compito, ma solo una maggiore sensibilità verso quasi trecento lavoratori e rispettive famiglie davanti ai cui occhi appare sempre più reale il dramma incombente del vuoto. Insomma, si chiede meno rigidità e qualche spiraglio aperto per una difficile ma non impossibile azione che permetta di prendere per i capelli la Keller prima che affondi definitivamente. Il ministero del Lavoro cerca un appiglio per applicare la legge 223 e bloccare (o in caso contrario confermare) la procedura di mobilità che scade il 23 luglio prossimo, con conseguente licenziamento di tutte le maestranze Keller, da notificare entro trenta giorni. In questi pochi giorni i sindacati le proveranno tutte, cercando il sostegno della Regione e della classe politica regionale, forse colpevole in questi anni di aver sottovalutato nel suo complesso la situazione in cui era finita la Keller.

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