La Nuova Sardegna

Ozieri tra le diocesi a rischio. Ma il clero lotta per salvarla

di Mario Girau
Ozieri tra le diocesi a rischio. Ma il clero lotta per salvarla

Da 2 anni è affidata all’amministratore apostolico Sanguinetti I sacerdoti auspicano una discussione pubblica sul suo futuro

13 luglio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





OZIERI. Perché Lanusei sì e Ozieri no? È uno degli interrogativi di clero e laici del Logudoro in attesa di conoscere le decisioni della Santa Sede. La nomina, sei mesi fa, del nuovo vescovo dell'Ogliastra ha ridato fiato alla speranza di poter salvare la diocesi ozierese dal 10 dicembre 2012 affidata all'amministratore apostolico monsignor Sebastiano Sanguinetti. Se il Vaticano ha conservato una chiesa locale di 34 parrocchie e 68mila abitanti perché non può fare altrettanto con Ozieri che di parrocchie ne conta 30 con circa 50mila residenti?

Clero e laici da 18 mesi attendono di sapere se la diocesi continuerà a esistere. Gli orientamenti e i desiderata dei fedeli, è chiaro, difficilmente faranno cambiare la volontà della Curia romana, ma è anche vero – come dice monsignor Tonino Cabizzosu, docente di Storia della Chiesa nella Pontificia facoltà teologica della Sardegna, e da alcuni mesi parroco di Ardara – che «il silenzio talvolta può essere interpretato come disinteresse e disimpegno, mentre invece dovrebbe essere un diritto del popolo di Dio esprimere nel dovuto modo il proprio pensiero». Il clero ozierese ha cominciato a parlarne in un recente incontro tra preti. I 39 sacerdoti e i 4 frati impegnati nel servizio pastorale attivo auspicano che una discussione pubblica, «per un arricchimento reciproco, qualunque sia la decisione che verrà», scrive “Voce del Logudoro”, il settimanale della diocesi diretto dal giovane parroco di Monti, Pier Luigi Sini. Al momento sono 4 le ipotesi sul futuro di questa realtà ecclesiale nata dalla fusione delle antiche diocesi di Bisarcio e Castro: soppressione, accorpamento, smembramento, status quo. La soppressione significa che la diocesi non avrà più, come nel passato, un vescovo proprio. Quindi fine di una storia millenaria. L'accorpamento a un'altra diocesi consente di conservare il titolo unito a quello di un'altra Chiesa: per esempio Tempio-Ampurias-Ozieri. Lo smembramento porterà alcune parrocchie dentro la diocesi di Nuoro, altre in quella di Tempio, altre ancora in quella di Sassari. Ma tutto potrebbe anche rimanere come oggi. Nelle ultime settimane a diversi vescovi e sacerdoti sono arrivate lettere della Nunziatura apostolica con la richiesta di informazioni e valutazioni su alcuni preti segnalati per l'episcopato: è la classica procedura scelta dal Vaticano per aggiornare periodicamente l'elenco regionale e nazionale dei possibili vescovi. È stato sufficente per alimentare la speranza del clero ozierese, peraltro abituato a lunghi periodi di sede vacante: dal 1975 al 1978 per tre anni fu amministratore apostolico della diocesi monsignor Paolo Carta, arcivescovo di Sassari, in attesa che la Santa Sede nominasse Giovanni Pisanu.

«Due aspetti sono da segnalare. Il primo riguarda l'urgenza di un'intelligente ristrutturazione delle circoscrizioni ecclesiastiche tenendo conto – dice monsignor Cabizzosu – delle trasformazioni sociali e culturali. Il problema appare ancor più vivo in Sardegna che conta un alto numero di diocesi rispetto agli abitanti. Il secondo aspetto si riferisce al territorio del Logudoro e del Goceano: è povero e le istituzioni vivono una profonda crisi. Sopprimere/abolire/smembrare la diocesi vorrebbe dire penalizzare ulteriormente una popolazione che sente sulla propria pelle un disagio crescente, la cui prima vittima è la gioventù che non ha altra prospettiva se non l'emigrazione».

Video

Raggiunto l'accordo per la Giunta, Alessandra Todde: «I nomi degli assessori subito dopo Pasqua»

Le nostre iniziative