La Nuova Sardegna

Svolta nel processo Quirra: a giudizio otto comandanti

di Valeria Gianoglio
Svolta nel processo Quirra: a giudizio otto comandanti

Lanusei, su venti imputati dodici escono di scena. Il capo di imputazione è “omissione dolosa e aggravata”, sono accusati di non aver impedito ai pastori con recinzioni e cartelli di far pascolare il bestiame nelle aree dei test militari

12 luglio 2014
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LANUSEI. Su undici capi di imputazione contestati, ne resta in piedi solo uno, anche se uno di quelli considerati più gravi: “omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri”. Su venti imputati, dodici escono di scena puliti come mamma li ha fatti: “perché il fatto non sussiste”, mentre otto finiscono a processo, e sono tutti i generali tranne uno. Escono di scena tutti i docenti universitari senesi e i chimici di Sgs che avevano analizzato il poligono, l’ex medico della base Pierluigi Cocco, l’ex sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura, e i componenti della commissione del ministero della Difesa accusati di varie omissioni. Tutti prosciolti, ieri, in sede di udienza preliminare.

Tra i venti indagati, alla fine solo otto vanno a giudizio e per uno solo dei capi di imputazione che erano stati loro contestati. Quell’omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, che tradotta dal gergo giuridico ha un significato molto semplice: gli otto sono accusati, in sostanza, di non aver sistemato le recinzioni nelle aree delle esercitazioni militari, di non aver interdetto l’area alla popolazione locale, di aver autorizzato o comunque non impedito, anche attraverso cartelli e segnalazioni adeguate, la presenza dei pastori e del bestiame nelle aree dove si svolgevano i test. O meglio, il gup non li accusa di nulla perché non ha quel ruolo, ma rinviandoli a giudizio per quel capo di imputazione stabilisce semplicemente che la posizione degli 8 comandanti meriti di essere approfondita in un processo per capire se effettivamente abbiano commesso quell’omissione.

Seppur decisamente sgonfiato, rispetto alle accuse iniziali di “omicidio colposo plurimo” contestate ai generali – lo ha ricordato ieri anche l’avvocato Leonardo Filippi – sarà comunque un processo storico quello che si aprirà il prossimo 23 settembre davanti al giudice monocratico del tribunale di Lanusei, Nicola Caschili. Perché mai finora otto alti ufficiali di una base militare italiana erano finiti a giudizio. Sarà per questo che ieri sera, in un’aula al quarto piano del palazzo di giustizia di Lanusei, tutta un tripudio di abitanti di Perdasdefogu, associazioni, indipendentisti, Digos e carabinieri, dopo un’udienza fiume che si trascinava dalle 9.40 del mattino, al momento della lettura del dispositivo, nella stessa aula non vola nemmeno una mosca. Sono passate da 15 minuti le 17, quando il gup Nicola Clivio – che appena la sera prima era stato eletto al Csm – nel suo ultimo atto al tribunale di Lanusei prima di volare a Roma, legge la storica sentenza. Parte da una raffica di “non luogo a procedere”, il gup Clivio, e poi sul finale riserva la botta: il rinvio a giudizio degli otto ex comandanti della base: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi, Paolo Ricci, Gianfranco Fois, Fulvio Ragazzon. Ma che ci fosse un notevole ridimensionamento della posizione accusatoria, lo hanno fatto notare poco prima anche gli avvocati Filippi e Francesco Caput, che tutela gli ex comandanti della base.

«Questo processo – spiega Filippi – nasce da una imputazione iniziale di omicidio volontario plurimo e poi lo stesso procuratore ne chiede e ottiene l’archiviazione. E fa un primo passo indietro contestando il reato di disastro doloso, ma poi siccome non riesce a provarlo, cambia ancora e contesta l’attuale reato, ovvero il 437, primo comma, l’omissione dolosa aggravata di cautele». «C’è stato un notevole ridimensionamento della posizione accusatoria – ricorda nel corso della sua arringa anche l’avvocato dello Stato, Francesco Caput, che tutela i generali – e nel corso della sua requisitoria ancora una volta il pm non ha mancato di fare riferimento a suggestioni e non a dati supportati dalla scienza. Fa riferimento a 160 decessi, infatti, ma non confuta i risultati dell’unica indagine epidemiologica mai fatta sui comuni del poligono: quella fatta dal professor Broccia che indica come i casi di emopatia maligna in quella zona siano sotto la media regionale. Allora è un argomento suggestivo parlare di 160 morti».

«Il pm – aggiunge Caput – ha parlato anche della discarica di Is Pibiris. Ha detto che lì non era stato fatto alcun prelievo dal perito. A parte che lo avrebbe potuto indicare prima, perché i prelievi sono stati concordati con le parti, ma poi da poco sono stati conclusi i lavori di smaltimento dei rifiuti trovati a Is Pibiris e la ditta ha accertato che nessuno di essi è a rischio radiologico. Capitolo missili Milan, infine. Non è vero che ne siano stati sparati 1187, ma solo 436, e poi non vengono più sparati dal 2000. Ma allora i miei assistiti non erano nella base, ma gliene si chiede comunque conto. È bene che qualcuno si ricordi che questo non è un processo allo Stato, un processo politico, ma dovrebbe restare un processo a dei singoli». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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