La Nuova Sardegna

Prendeva l’oro agli amici e lo dava alla madre

di Valeria Gianoglio
Prendeva l’oro agli amici e lo dava alla madre

Nuoro, la donna è stata condannata per ricettazione, suo figlio si faceva consegnare i preziosi di famiglia dai compagni

09 luglio 2014
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NUORO. Assolta dal reato di estorsione, condannata a due anni e 900 euro di multa, invece, per quello di ricettazione. Stando alle accuse, tutto sommato, è andata bene alla mamma nuorese che ieri mattina è stata giudicata dal tribunale collegiale di Nuoro. Secondo quanto avevano ricostruito i carabinieri e confermato ieri mattina in aula da alcuni testimoni, infatti, la donna, qualche anno fa aveva costretto per diverso tempo il figlio minorenne a estorcere oro e gioielli ai suoi amichetti per poi rivenderli nei negozi Compro-oro del capoluogo barbaricino e mettere su così un discreto gruzzolo. «Avevo paura – ha raccontato ieri in udienza una delle vittime del bullo costretto dalla mamma – lui mi mandava continui messaggi sul cellulare e mi chiedeva di portargli l’oro che avevamo a casa».

Ma per il collegio giudicante presieduto da Antonio Luigi Demuro, l’accusa di estorsione non ha retto al vaglio processuale: di qui la sentenza di assoluzione da questo capo di imputazione. Una richiesta di assoluzione che era stata sollecitata anche dall’avvocato della donna, Andrea Soddu. È restata in piedi, tuttavia, l’accusa di aver ricettato una discreta quantità di gioielli. Quasi tutti erano risultati rubati nelle case degli amici del “bullo” indotto dalla mamma. Ieri, i giudici ne hanno disposto il dissequestro e la restituzione ai legittimi proprietari.

La vicenda, come ha spiegato ieri in aula, in veste di teste, il maresciallo dei carabinieri Piero Fancellu, era nata da una segnalazione.

«Una mamma – ha ricordato in udienza – si era accorta che a casa sua mancava dell’oro. Ne aveva chiesto conto anche al figlio, trovando strano che in casa non ci fosse alcun segno di effrazione. Così noi cominciammo le indagini e andammo subito a controllare i registri dei negozi Compro-oro. E lì, nel negozio di via Lamarmora, trovammo i gioielli che risultavano rubati da quella casa: la derubata li aveva riconosciuti subito. Ad averli portati sin lì risultava, attraverso un documento, una donna. Decidemmo di far scattare la trappola, anche perché nel frattempo il ragazzo continuava a ricevere i messaggini del suo coetaneo che gli chiedeva i gioielli».

L’arresto in flagranza, in effetti, avvenne poco dopo l’avvio delle indagini, proprio al termine della cessione dell’ennesimo pacchetto di gioielli al solito bullo.

«Mi minacciava – ha spiegato ieri ai giudici la sua vittima di quel giorno – mi minacciava per portargli l’oro che avevamo in casa, che poi lui andava a squagliare per fare soldi. Io per paura gli portavo l’oro di mia mamma. L’ho fatto più di una volta. Poi un giorno, quando gli ho portato il sacchetto con i gioielli, lì vicino ho visto che c’era sua mamma che ci guardava. Io ero alla fine della strada in discesa, lei era in cima alla salita di via Dante».

Proprio in quella occasione, era scattato l’arresto e l’indagine, dopo mesi di ricerche e controlli discreti, era emersa. Ieri mattina, infine, la vicenda giudiziaria nata da quell’indagine si è conclusa davanti al tribunale collegiale con la condanna della donna nuorese per il reato di ricettazione - la pena è stata sospesa con la condizionale - e con l’assoluzione dal reato di estorsione.

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