La Nuova Sardegna

Pigliaru: un tavolo per l’ambiente

Pigliaru: un tavolo per l’ambiente

Il governatore a bordo del veliero di Legambiente lancia un appello a Renzi

09 luglio 2014
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CAGLIARI. In Sardegna 35 mila ettari di territorio sono destinati alle servitù militari, uno specchio acqueo interdetto di 20 mila chilometri quadrati pari all’estensione dell'intero territorio regionale, i due poligoni più grandi d’Italia: Salto di Quirra – Perdasdefogu e Capo Teulada e Legambiente sollecita la Regione: «Speriamo che l’annuncio della Regione Sardegna sull’impegno per la graduale dismissione dei poligoni e la conseguente bonifica possa andare fino in fondo e in tempi rapidi per restituire finalmente questi territori ai cittadini ma anche all’economia turistica. – dichiara Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna –.

Il primo passo per affrontare la questione delle servitù militari in Sardegna, secondo Francesco Pigliaru, passa per la conoscenza. Il presidente della Regione, intervenuto alla tavola rotonda organizzata da Legambiente a bordo di Goletta Verde, cita Einaudi (conoscere per deliberare) e spiega i due punti da cui partire.

«Per avviare un percorso coerente e leale con il governo e porre fine a una certa presa in giro nei confronti della Sardegna, con i ministri ragionevoli e disponibili da una parte e i militari che poi dicono sempre: «abbiamo bisogno di quelle aree», dobbiamo avere dei dati che mancano. Non sappiano quale sia l’impatto ambientale delle servitù militari sul territorio e non possiamo accettare di non sapere la verità. L’incertezza è inaccettabile. Facciamo un tavolo e cominciamo a parlare di ambiente, di monitoraggio, di valutazioni indipendenti dei rischi per la salute. Il secondo dato che ci manca è quello dei costi della presenza di servitù militari. Vengono ridotti a un po’ di pesce in meno per la pesca e a qualche turista che rinuncia. Tutto ha un prezzo ma i chilometri quadrati delle servitù militari no. Invece, dobbiamo calcolare i costi, associati ai mancati sviluppi alternativi e scopriremmo che l’esercito si permette un lusso che, in realtà, non può permettersi. I militari occupano tutte queste aree perché non gli costano nulla. È lo spreco di chi non paga. Una volta conosciuti i costi dovremo anche presentare il conto».(f.t.)

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