La Nuova Sardegna

gli incontri di s’antana ’e susu

«Scrivere è salvare la memoria»

«Scrivere è salvare la memoria»

Dolores Massa e il suo romanzo, “Cenere calda a mezzanotte”

05 luglio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





GAVOI. Dal balcone arrivano versi di William Shakespeare. Gli omaggi che precedono molti degli appuntamenti vedono infatti protagonista il Bardo. Non è Verona, ma lo scenario di Gavoi non sfigura. S'Antana 'e Susu è uno degli angoli più belli del comune barbaricino, luogo designato a ospitare gli incontri del mattino che aprono le intense giornate del festival organizzato dall'Isola delle Storie. Come Giulietta moderna, stravagante nel look e nel suo modo di concendersi al pubblico, c'è Savina Dolores Massa. A inaugurare la serie di incontri è lei, la scrittrice sarda. O meglio semplicemente scrittrice: «Anche quando le mie storie sono ambientate in Sardegna, quello che conta è l'universalità». Odia le etichette l'autrice di "Undici", racconto di migranti morti in mare con il quale Savina Dolores Massa vuole aprire il suo intervento. Una storia quanto mai attuale. Una dedica sentita.

Raccontare per tenere i vivi i morti. Si discute di questo motore per la scrittura con Caterina Bonvicini, padrona di casa quest'anno degli incontri dal balcone. Prima tappa del pubblico di Gavoi.

Savina Dolores Massa ricorda la sua passione per le storie sin da bambina, alimentata da una insaziabile fame di letture. Di ogni tipo. Come svolta verso una maggiore consapevolezza del raccontare ricorda un fatto molto personale: «La morte di mio padre. La paura di dimenticare il sorriso, la sua smorfia, la sua voce». La scrittura dunque per salvare la memoria, come necessità di imprimere su delle pagine qualcosa delle sensazioni più importanti. Savina Dolores Massa lo fa non rinunciando al lirismo, con uno stile da prosa poetica (scrive anche poesie) ben rintracciabile nel suo ultimo romanzo: “Cenere calda a mezzanotte". Una storia soprattutto di donne, dove «la trama – sintetizza Savina Dolores Massa – è la vita che va avanti a raccontarsi». Un libro nato molto tempo fa («È il primo che ho iniziato a scrivere»), ma portato a termine tardi, nella sua casa popolata da tanti animali per i quali l'autrice sottolinea il suo amore. «Ho tre cani che dormono con me e sette gatti nel cortile. E anche ragni, sono disordinata».

Un disordine che sembra rientrare nel suo modo di creare, tanto da finire per essere solo apparente: «Non preparo mai la struttura. Non la studio a tavolino. Parto semplicemente da un'idea, ma non so dove mi porterà. Le storie e i personaggi arrivano con la vita stessa e riemergono spesso da vecchi ricordi, da situazioni che al momento non sembravano importanti».

Un viaggio fatto di immedesimazione profonda nei personaggi, un'attraversata nella vita di altri che finisce per aggiungere qualcosa a quella di chi scrive.

Nel labile confine del rapporto tra realtà e immaginazione che muove la narrazione nascono le storie che fanno poi sognare il lettore. In fondo come ricorda Mariano Cirina, chiamato a recitare versi del Bardo, «Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni». (f.can.)

In Primo Piano

Video

Sassari, il sindaco Nanni Campus: «Il 25 aprile è stato strumentalizzato, anche io ho ceduto sbagliando clamorosamente»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative