La Nuova Sardegna

Tavolara, è caccia all’alga killer

di Antonello Palmas
Tavolara, è caccia all’alga killer

Affidato a una ricercatrice lo studio sulla pericolosa pianta nelle acque dell’Amp

04 luglio 2014
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PORTO SAN PAOLO. La chiamano “aliena” ma che esista è fuor di dubbio, tanto che qualcuno la sta anche studiando: si tratta della Chrysophaeum taylorii ed è una microalga originaria delle barriere coralline che da qualche anno è arrivata sulle coste della Sardegna rischiando di creare seri problemi agli organismi marini autoctoni, alla pesca e al turismo. Ebbene, per consentirne lo studio a una ricercatrice di Pavia che collabora con l’Area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo, Sarah Caronni, il parco ha chiesto alla Capitaneria l’interdizione della zona all’ancoraggio delle imbarcazioni a Punta Don Diego da lunedì e per tutta l’estate.

La Caronni ha vinto una prestigiosa borsa di studio da 15mila euro stanziata dal programma “L'Oreal-Unesco for Women in Science” (commissione presieduta da Umberto Veronesi), che premia le donne di ogni continente le cui scoperte contribuiscono al progresso delle conoscenze scientifiche. Ormai da anni studia i tre tipi di alghe allogene individuate in Gallura, oltre alla Chrysophaeum taloryii, anche la Caulerpa tracemosa (aggressiva, spostatasi verso il nord del Mediterraneo col riscaldamento globale e che l’Amp sta monitorando), e la Caulerpa taxyfolia, detta “alga killer”, in fase di regressione, e per il controllo della quale l’Amp di Tavolara collabora all’interno di un network.

Spiega Augusto Navone, direttore dell’Amp: «Si tratta di un’alga corallina importata da navi provenienti dall’Oriente, che caricano acqua come zavorra nell’Oceano e poi la scaricano nel Mediterraneo per alzare la linea di galleggiamento; oppure arriva con il trasporto di specie allevabili: con l’economia globale è più facile che accada. La Chrysophaeum taylorii ha la caratteristica di produrre mucillaggine, che può anche salire a galla con effetti spiacevoli anche per l’industria turistica: nel 2007 una forte proliferazione creò problemi alle specie residenti». La borsa di studio di Sarah Caronni servirà a capire come si espande l’alga e come si può eliminare. «Sappiamo che è difficile trovare strategie di contenimento – dice Navone – ma la regressione della Taxyfolia ci fa ben sperare». La Chrysophaeum taylorii è stata segnalata anche nel parco dell’arcipelago della Maddalena: possibile che abbia preso casa solo in queste due aree protette? «No, è dappertutto, ma noi che studiamo certi fenomeni l’abbiamo individuata e speriamo di sconfiggerla».

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