La Nuova Sardegna

Maxi evasione fiscale in Costa Smeralda, l’inchiesta non si ferma: non versati allo Stato 150milioni di euro

di Giampiero Cocco
Maxi evasione fiscale in Costa Smeralda, l’inchiesta non si ferma: non versati allo Stato 150milioni di euro

È la cifra ipotizzata dal procuratore Fiordalisi: non sarebbe stata pagata all'erario per l’affare tra Colony e Qatar. I funzionari dell’Agenzia delle Entrate che hanno portato avanti la transazione da 2 milioni hanno parlato con il magistrato

03 luglio 2014
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PORTO CERVO. L’inchiesta della procura della Repubblica di Tempio sul mancato pagamento di oltre 100 milioni di imposte per la vendita della Costa Smeralda è alle battute finali. Al centro delle indagini la cessione degli asset turistico-immobiliari, fondiari e di servizi della Costa dalle società del gruppo Colony Capital al fondo sovrano del Qatar. E il conteggio finale sulla maxi evasione fiscale contestata dal capo della procura gallurese, Domenico Fiordalisi, a una decina tra amministratori di società legate all’impero di Tom Barrack e consulenti finanziari è lievitato sino a sfiorare, tra capitale, sanzioni e interessi di mora compresi, la sbalorditiva somma di 150 milioni di euro.

A gettare secchiate di acqua gelata sulla transazione economica sottoscritta nei giorni scorsi tra i rappresentati della Colony Capital e i funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Olbia – un concordato fiscale concluso con il versamento nella casse dell’Erario di 2 milioni di euro –, sono stati gli stessi investigatori, che relegano quel concordato tra gli atti amministrativi di competenza dell’Agenzia delle Entrate. «Una transazione che riguarda solo la cessione di alcuni terreni da parte di una società lussemburghese agli acquirenti qatarioti», dicono.

Ma a ogni buon conto il procuratore della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi, ieri mattina, ha chiesto e ottenuto dai funzionari che si sono occupati del caso le spiegazioni dovute e gli atti relativi alla transazione. Si è trattato dell’adesione a un concordato tributario che, è stato precisato dagli investigatori «non influisce minimamente sull’indagine avviata nell’ottobre dello scorso anno sulla vendita della Costa Smeralda avvenuta nel 2012». Il tempo di stappare lo champagne, a Porto Cervo, si allontana mentre prende corpo e diventa sempre più concreta e pesante l’ipotesi che sia stata portata a segno una gigantesca evasione fiscale ai danni delle case dello Stato, frode fiscale messa in atto con la partecipazione attiva di alcuni personaggi che, alternandosi, rivestivano la veste di venditori e di acquirenti, dagli ex proprietari del regno di Karim Aga Khan.

L’inchiesta penale nell’aprile aveva visto lo stesso procuratore della Repubblica di Tempio dirigere personalmente una importante quanto delicata perquisizione finalizzata all’acquisizione di docunenti (disposta dal gip del tribunale di Tempio Vincenzo Cristiano) in uno studio professionale tra i più quotati, a Milano e in Italia, nel campo del diritto amministrativo e tributario. Uno studio che associa avvocati di grido, commercialisti e notai. Tra carte e strumenti informatici il magistrato ha rinvenuto, grazie all’esperienza degli ufficiali di polizia tributaria della guardia di finanza di Sassari, Maurizio Sebastiani e Giovanni Mandalà gli “incastri” societari che attesterebbero l’avvenuta evasione fiscale. L’operazione si sarebbe concretizzata utilizzando, come scatole cinesi, una decina di società, molte delle quali in Lussemburgo. E alle quali erano intestate le quote societarie che riguardano i settori alberghiero, immobiliare, servizi, ristorazione che facevano parte del pacchetto Costa Smeralda, ceduto per circa 600 milioni di euro e per i quali non sarebbe stato versato, nelle casse dell’erario italiano, neppure un euro.

I conti, l’Agenzia delle Entrate di Olbia, ha cominciato a farli e una prima tranche di quanto dovuto per le compravendite è stato versato nei giorni scorsi. Mentre resta aperto il grosso del contenzioso tributario e penale, la presunta evasione di circa 150 milioni di euro, esattamente metà di quanto era costato a Tom Barrack l’intero pacchetto azionario rilevato nel 2002 da Karim Aga Khan. L’indagine, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe giunta alle battute finali e nelle prossime settimane il capo della Procura gallurese potrebbe inviare gli avvisi di conclusa inchiesta ai dieci indagati. Sulla cessione della Costa Smeralda dalla Colony Capital di Tom Barrack alla Qatar Holding sta indagando un nucleo di ufficiali della guardia di finanza specializzato in reati tributari, che hanno tra le loro mani una mole di documenti acquisiti nel corso di questi mesi e dai quali emergerebbe il grosso debito contratto con l’erario dagli ex proprietari di Porto Cervo e dintorni.

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