La Nuova Sardegna

«Ma è a rischio l’intero sistema trasporti»

«Ma è a rischio l’intero sistema trasporti»

L’assessore Massimo Deiana parla dei tagli al settore e ipotizza una razionalizzazione del servizio

29 giugno 2014
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CAGLIARI. «Una volta riconosciuta la valenza culturale e turistica del Trenino Verde, dovremmo chiederci sino a che punto ci possiamo permettere quello che è a tutti gli effetti un museo, e valutare tutti insieme, Regione ed enti locali, se siamo in grado di farlo. Perché è un museo che se non viene tenuto in vita con manutenzioni molto costose nell’arco di un paio d’anni diventa inservibile». Parla chiaro Massimo Deiana, l’assessore regionale ai Trasporti che nei giorni scorsi è finito sul banco degli imputati con l’accusa di voler mettere fine al Trenino Verde. Salvo poi, sull’onda della protesta, trovare una soluzione tampone che ne assicurerà il funzionamento sino al 30 settembre.

«In realtà – dice Deiana – il problema è ben più complesso, e riguarda la disponibilità economica dell’intera Regione. La precedente giunta aveva stilato una Finanziaria che eccedeva di circa 900 milioni la capacità di spesa della Regione indicata dal patto di stabilità. Così, nel ridimensionamento proporzionale di tutti gli assessorati, il mio è stato il più penalizzato: ha perso 141 milioni rispetto ai 470 che erano previsti. E, dunque, pur con il 30% di fondi in meno, dobbiamo continuare a pagare treni, bus, navi e aerei per la continuità territoriale. È evidente che abbiamo individuato linee strategiche. In caso contrario, il 30 settembre non si sarebbe fermato solo il trenino, ma l’intero sistema dei trasporti».

Poi quei soldi sono saltati fuori, anche se sono quasi tre milioni in meno dei sette che l’Arst chiedeva per garantire il servizio. Ma non stiamo parlando di cifre enormi per un servizio turistico per certi versi marginale e comunque sovradimensionato? «È come tenere in efficienza una lussuosa macchina d’epoca. Anni fa – dice Deiana – quando 404 chilometri a scartamento ridotto su un totale di 600 sono stati per così dire turisticizzati, è parsa l’unica soluzione possibile per non chiuderli. Questo perché le linee turistiche hanno requisiti e livelli di esercizio molto più generosi rispetto al trasporto pubblico locale. Hanno una velocità commerciale ridicola, non c’è bisogno di passaggi custoditi, il personale è ridotto. Il Trenino Verde non ha costi di esercizio, il biglietti venduti coprono il costo vivo». Parliamo di circa 50mila passeggeri e dunque di 500 mila euro l’anno. Ma i sette milioni sinora assegnati all’Arst a titolo di accantonamento prudenziale dove andavano a finire? I costi di manutenzione sono così elevati o sono stati gonfiati? «Non credo – dice Deiana – mi sembrerebbe un comportamento singolare da parte di una partecipata dalla stessa Regione. E comunque li stiamo verificando. Ma è ovvio che bisognerà razionalizzare il servizio, dai costi di manutenzione al numero delle tratte». (p.me.)

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