La Nuova Sardegna

Droni-spia, la nuova moda in Costa Smeralda

di Giampiero Cocco
Droni-spia, la nuova moda in Costa Smeralda

A Porto Cervo un ragazzino ha perso il controllo dell’apparecchio (del padre) che è caduto nel giardino di una casa vicina

29 giugno 2014
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PORTO CERVO. Il fastidioso ronzio che proveniva dall’alto si è interrotto all’improvviso e dal cielo è caduto, sul prato verde di una villa di Pantogia, a Porto Cervo, un drone-spia, con tanto di telecamera per le riprese aeree. La padrona di casa, una imprenditrice di Milano, si è preoccupata e ha immediatamente chiamato la vigilanza del Consorzio e i carabinieri che in un batter d’ali, per restare in tema, hanno risolto il giallo del drone fantasma. Il misterioso oggetto volante con telecamera inclusa era infatti di proprietà del vicino di villa che aveva affidato i comandi del piccolo Apr – l’acronimo ufficiale dato dall’Enac agli «aeromobili a pilotaggio remoto» – al figlio minorenne, il quale intendeva effettuare spettacolari riprese aeree della loro tenuta in Costa Smeralda.

Durante il volo radioguidato il “calabrone”-spia (un drone con quattro eliche) gli è pero sfuggito di mano, precipitando nel giardino del vicino. Il caso si è chiuso con la restituzione del drone (come un tempo avveniva per il pallone che sfondava le vetrate del vicino) e il profondersi in scuse da parte del confinante e proprietario del piccolo aeromodello. Il quale ha rischiato d’essere denunciato alla magistratura per la violazione dell’articolo 615/bis, ovvero intrusione della privacy, un reato perseguibile a querela di parte, denuncia che non è stata presentata dalla padrona di casa la quale si era vista invadere il proprio “spazio aereo” dal drone spia.

L’utilizzo dei droni venne già sperimentato lo scorso anno da un intraprendente paparazzo che, nelle acque di Mortorio, aveva pilotato il suo obiettivo volante sopra uno yacht che ospitava alcuni Vip. I quali avevano segnalato l’intrusione aerea alla polizia di Stato che aveva inviato sul posto la propria motovedetta, avviando le ricerche per individuare e bloccare il fotografo ipertecnologico, rimasto però nell’ombra. La sua iniziativa non superò comunque la (pericolosissima) fase sperimentale anche perché, ufficiosamente riconosciuto da alcuni agenti dei servizi operativi in Costa Smeralda, venne bacchettato e avvertito che avrebbe passato brutti quarti d’ora (non solo giudiziari) se si fosse ripresentato nelle acque smeraldine con il suo drone acchiappa gossip. Questa la frontiera che in tanti hanno scoperto in Costa Smeralda, e che in molti, in modo particolare i turisti russi, hanno tentato di attivare per garantirsi la tranquillità e quella della loro famiglia. Un disegno, quello di utilizzare i droni per ispezionare i confini delle proprietà, bocciato sul nascere dalle rigide restrizioni sull’utilizzo di oggetti volanti e per l’impossibilità di verificare, da parte delle autorità, chi è che cosa effettivamente riprendano gli aeromodelli telecomandati con telecamera inclusa.

«Intervenire in questo ambito – ha spiegato ieri il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi – sotto il profilo penale è alquanto complesso. Innanzitutto è indispensabile, preliminarmente, capire quali norme del codice penale vengano violate con l’utilizzo di tali strumenti. Non essendoci giurisprudenza in materia si debbono individuare ipotesi di reato specifiche, quali ad esempio la violazione della privacy nel caso in cui qualcuno usi tali apparecchiature per effettuare riprese all’interno delle altrui proprietà. Per il resto si deve fare riferimento al codice civile, in attesa che vengano emanate norme specifiche».

L’episodio accaduto ieri l’altro in Costa Smeralda, nella sua apparente banalità, ha messo in risalto la silenziosa presenza dei servizi di sicurezza sulla Costa, un apparato di controllo finalizzato, e non soltanto nella stagione estiva, al monitoraggio dei tantissimi ospiti (gran parte dei quali in incognito) ad alto rischio.

L’avvento dei droni nel campo civile, dopo che questi strumenti del futuro erano sinora relegati a riprendere le scene più spettacolari dei film d’azione o figurare tra i gadget in dotazione agli 007 che si avvicendano sul grande schermo, non ha colto di sorpresa i nostri servizi segreti e le forze dell’ordine. Che li utilizzano da anni nelle loro indagini per documentare, all’insaputa dei protagonisti, incontri riservatissimi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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