La Nuova Sardegna

Il Festival del Jazz scippato della location

di Walter Porcedda

A Cagliari il Comune nega l’utilizzo del Parco della musica

25 giugno 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Il Parco della Musica, da avant'ieri, lunedì, potrebbe intitolarsi parco del Silenzio. Da quando cioè l'amministrazione comunale ha dato lo stop ai concerti jazz, e di fatto anche ad altri eventi musicali allestiti nell'area prospiciente il teatro Comunale di competenza del Lirico. Un'area attrezzata costata decine di milioni che, oltre al garage sotterraneo chiuso, il teatro da camera, una bomboniera incelofanata, in attesa di un collaudo che non arriva mai, ora si dovrà anche conteggiare lo spazio all'aperto. L'ultima volta utilizzato è stato ad aprile scorso, per Sa Die de Sa Sardigna. Suonarono i Ratapignata e i Crc posse. E adesso, niente Maria Gadù, raffinata cantante scoperta da Caetano Veloso, niente Gonzalo Rubalcaba, Seun Kuti, Egypt 80 etc... Da una parte la più blasonata rassegna regionale, Jazz in Sardegna, alla sua trentaduesima edizione, il festival cioè che nell’isola ha indicato la via aprendola al mondo, all'incontro e al confronto internazionale, offrendo il palco a musicisti di grande caratura come ai nuovi talenti. Dall'altro l'amministrazione comunale che a distanza di soli sette giorni dal via (il 1 luglio Maria Gadù) comunica in poche righe l'impossibilità di dare l’okay. Nella forma è un rimpallo, tra l'Ufficio del Verde pubblico che gestisce l'area e declina ogni responsabilità e l'assessorato alla cultura che registra e nella sostanza indica a Jazz in Sardegna la location alternativa di Sant’Elia.

E pensare che fu proprio questa organizzazione ad inaugurare la scorsa estate con successo il luogo, dal 23 al 26 luglio con Hiromi, Brecker, Rava, Bregovic etc… Per ironia della cronaca lo stesso sindaco Massimo Zedda in una intervista battezzò l'evento con una felice immagine: «Il Parco trova finalmente la sua musica». In dettaglio spiegava come il Festival si fosse spostato «ancor più dentro la città, occupando uno spazio che è nato per fare e pensare la musica». Ed invece oggi quella musica “trovata” si è persa di punto in bianco insieme allo spazio. E come nuova casa il Comune indica l'Arena Sant'Elia «l'unica area attrezzata per lo spettacolo». Ma che Jazz in Sardegna invece ritiene poco idonea. Lo spazio da 5mila posti va bene per grandi live ed è in verità poco amato anche dagli altri organizzatori molti dei quali l'hanno ribattezzata arena flop: non è un caso infatti che questo anno gli eventi programmati si contino sulle dita di una sola mano. Così «è evidente la volontà maldestra di questa amministrazione di costringere tutti nell'enclave dello spettacolo di S.Elia» dicono a Jazz in Sardegna. Ma il Comune tira dritto. Insensibile alle critiche. Dal cerchio magico si mostrano i muscoli («abbiamo spalle per reggere questo e più») e si certifica che lì al Parco si può fare solo qualche concerto di musica classica per via dell'impatto sonoro. Come dire: c'è musica e musica (e qualcuno malignamente riporta come l'espressione usata per il jazz sia stata «musica che fa rumore»).

«A questo evidente disprezzo nei confronti della musica ci ribelleremo in ogni modo, anche a costo di emigrare» ribattono a Jazz in Sardegna.

Mentre le critiche e l'ironia contro la decisione del Comune montano incendiando la Rete arrivano le richieste di altre città in soccorso di Jazz in Sardegna per spostare la rassegna, allo stato attuale nella più totale incertezza.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative