La Nuova Sardegna

Ecco come i neolitici osservando il cielo misuravano il tempo

SILIGO. Gli abitanti della Sardegna del periodo Neolitico conoscevano la misura del tempo? Hanno un senso l’orientamento di alcuni monumenti megalitici in rapporto al moto dei pianeti intorno al...

25 giugno 2014
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SILIGO. Gli abitanti della Sardegna del periodo Neolitico conoscevano la misura del tempo? Hanno un senso l’orientamento di alcuni monumenti megalitici in rapporto al moto dei pianeti intorno al sole?

L’argomento, di straordinario fascino, sarà al centro dell’incontro che si svolgerà a Siligo, nell'Osservatorio astronomico, venerdì alle 19,30 all’interno del programma "La misura del tempo" con la conferenza di Marcello Ranieri (Roma La Sapienza). In particolare il professor Ranieri tratterà il tema "Scavando negli archivi: l'orientamento dei templi greci e delle loro diagonali".

L'iniziativa, ad ingresso gratuito, è promossa e organizzata dalle associazioni Sat (Società Astronomica Turritana) e Aristeo nel quadro del programma di ricerca e divulgazione scientifica "La misura del tempo", giunto alla quarta annualità. Al termine della conferenza, è prevista una sessione pubblica di osservazione del cielo.

«Per quanto riguarda la Sardegna – dice Simonetta Castia, presidente dell’associazione Aristeo– molto lavoro resta da fare ma molto è stato fatto anche grazie alle ricerche del professor Ranieri e della dottoressa Marzia Monaco. Ovviamente si procede per ipotesi.

«Uno dei siti più interessanti da questo punto di vista – aggiunge Castia – è Pranu Muttedu, a Goni.Nel corso delle recenti indagini, finalizzate a studiare le relazioni esistenti, nell'antichità, tra la conoscenza dei fenomeni celesti e l'architettura dei monumenti, è emersa la necessità di compiere una serie di rilevamenti topografici sul sito di straordinaria importanza scoperto da Enrico Atzeni, nel Cagliaritano, nel 1975».

«Le indagini– dice Castia– hanno rivelato la presenza di un sistema di reciprocità segnica e simbolica, nonché di importanti relazioni spaziali tra gli allineamenti e i gruppi di menhir presenti nel sito, le tombe a circolo e le strutture di carattere cultuale inseriti all'interno di una dimensione di spiritualità relativa alla natura e al paesaggio».

I ricercatori, confortati da una serie di riscontri, hanno ipotizzato una lettura più articolata dell'area sacra che gravita attorno alla tomba II, detta del Capo, delle sue relazioni con il grande circolo presente al suo interno e dei rapporti con i menhir e le tombe presenti in tutta l'area.

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