La Nuova Sardegna

verso un tavolo bilaterale

E il ministro Pinotti apre al dialogo «Ascoltiamo le esigenze locali»

Dall’inviato
E il ministro Pinotti apre al dialogo «Ascoltiamo le esigenze locali»

DALL’INVIATO A ROMA. Il ministro della Difesa è molto meno rigido dei suoi soliti generali. Prima donna a capo delle giubbe grigioverdi italiane, Roberta Pinotti ha il sentimento giusto, non solo...

20 giugno 2014
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DALL’INVIATO A ROMA. Il ministro della Difesa è molto meno rigido dei suoi soliti generali. Prima donna a capo delle giubbe grigioverdi italiane, Roberta Pinotti ha il sentimento giusto, non solo quello politico, per capire che «la Sardegna non ha firmato l’intesa sulle servitù militari» come atto d’arroganza. Lei è pronta e disponibile ad allestire un tavolo bilaterale per «ridiscutere e rimodulare il peso dei poligoni nell’isola».

L’aveva detto, una settimana fa, nell’aula della commissione Difesa della Camera, è stata ferma nel ripeterlo nella seconda e ultima giornata di una conferenza nazionale che ha voluto «perché dobbiamo confrontarci e discutere fino a quando non troveremo l’accordo con tutti».

Accordo che le altre due regioni più militarizzate d’Italia, Puglia e Friuli, hanno sottoscritto nell’aula magna della Cecchignola. Nichi Vendola e Debora Serracchiani sì. Francesco Pigliaru e la Sardegna no. Ma il ministro ha intuito prima e capito o condiviso poi i motivi del gran rifiuto, ora vuole mediare.

«Mi rendo conto e bene delle ragioni della Sardegna – ha detto – ed è per questo che il tavolo bilaterale è fondamentale». I tempi per organizzarlo saranno brevi e molto più svelti di quelli immaginati dagli alti ufficiali che seguono e inseguono Roberta Pinotti dall’inizio alla fine della conferenza. La differenza fra politici e militari, tra le tante altre, è proprio questa: saper ascoltare. Anche se il ministro, colpa di precedenti impegni istituzionali, non era presente quando in pubblico Pigliaru aveva dichiarato che la Sardegna avrebbe fatto un passo indietro e atteso «il trascorrere degli eventi». Che sono arrivati con la promessa, confermata due volte in pochi giorni, di «un immediato confronto sugli otto punti proposti dalla Regione». Nel discorso della ribellione, ottenuto poi in copia digitale dal Gabinetto della Difesa, efficiente per oltre un’ora ma poi riottoso (chissà perché) a citare il caso Sardegna nelle righe scarne del comunicato ufficiale per le agenzie e cedere dopo le giuste insistenze della portavoce del governatore. A parte gli incidenti di comunicazione, il discorso finale del ministro non sembra avere zone grigie e cioè che «i poligoni certo non potranno essere chiusi, le Forze armate hanno bisogno di addestrarsi con continuità», ma allo stesso tempo «dobbiamo ascoltare le esigenze locali e per farlo abbiamo bisogno di confrontarci con chi rappresenta le comunità, i governi regionali, appunto». Con fiducia, oggi al ministro va concesso il massimo del credito possibile e anche Pigliaru su questo è stato d’accordo. Bisognerà poi vedere quali saranno i risultati, anche se Roberta Pinotti ha lasciato intendere che non ci saranno tabù. Al tavolo, a quanto pare, gli invitati potranno parlare di ettari, quelli esagerati delle basi, indennizzi, scarsi e a singhiozzo, ricerca, nell’isola finora arrivano solo le briciole, e anche di mancato sviluppo da quantificare. Ma soprattutto bisognerà parlare di salute e ambiente, perché su danni presunti alle popolazioni, disastri geografici e successive bonifiche i militarihanno spesso un eccesso di omertà. "Questo non va bene", ha detto il secondo ministro presente alla conferenza, Gian Luca Galletti: ambiente, territorio e tutela del mare, per elencare tutte le sue competenze. "Abbiamo bisogno di dati scientifici credibili da proporre per essere capiti", ha detto Galletti, fino a invocare "massima trasparenza". Tavolo bilaterale, aperture, limpidezza, sono queste le novità. Sì, dalla loro conferenza i generali sono usciti ridimensionati. Come tra non molto potrebbero essere le servitù, in Sardegna. (ua)

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