La Nuova Sardegna

Sequestro Pinna, minacce al super testimone

di Gianni Bazzoni
Sequestro Pinna, minacce al super testimone

Un incidente probatorio dovrà ricostruire le pressioni subite dal confidente della Dda

14 giugno 2014
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CAGLIARI. Primi passi davanti al Gup del tribunale di Cagliari Giovanni Massidda per l’inchiesta-bis sul sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna, avvenuto nel settembre di otto anni fa.

Quattro gli indagati chiamati in causa dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Gilberto Ganassi che ieri mattina ha chiesto e ottenuto un incidente probatorio per ricostruire alcune minacce che (anche di recente) sarebbero state rivolte al super testimone di Bonorva - il suo contributo avrebbe dato una svolta all’inchiesta - e a un’altra persona. Il giudice ha autorizzato l’accertamento irripetibile e ha fissato l’udienza per l’8 luglio. Non è escluso che l’accusa possa produrre ulteriori intercettazioni relative alle vicenda delle minacce ai testimoni. È evidente che dall’audizione dei due testimoni dipenderanno le mosse successive dei difensori degli indagati. L’udienza di ieri è stata caratterizzata da una serie di questioni preliminari: sono state prodotte due perizie affidate al consulente della difesa Mariano Pitzianti (lo stesso che si occupa anche del triplice omicidio di Tempio), e riguardano l’analisi delle celle telefoniche che avrebbero agganciato - in particolari momenti - i telefonini degli imputati Giovanni Maria »Mimmiu» Manca e di Antonio Faedda. Il primo, nuorese, 52 anni, da tempo residente a Bonorva, è difeso dall’avvocato Salvatore Asole; il secondo, 44 anni di Giave, da Gian Marco Mura. Le altre due persone coinvolte nell’inchiesta-bis sono il vigile urbano di Bonorva Francesco Angius, 60 anni, difeso da Luigi Concas, e Francesca Sanna, 54 anni di Macomer, assistita dagli avvocati Antonello Spada e Rosaria Manconi.

Le fasi dell’inchiesta avrebbero stabilito i diversi ruoli degli indagati. Secondo il pubblico ministero Gilberto Ganassi - che ha coordinato l’attività investigativa delle squadre mobili di Sassari, Cagliari e Oristano e dei carabinieri del Ros - «Mimmiu» Manca e Antonio Faedda (attualmente in carcere, sono stati arrestati nel corso del blitz del 19 novembre 2013) avrebbero fatto parte del gruppo di prelievo che il 19 settembre 2006 aveva rapito Titti Pinna a Bonorva, nell’azienda di “Monti Frusciu”. L’ostaggio era stato trasportato fino all’azienda di “Lochele” di Salvatore Atzas (già condannato in via definitiva) e poi alla prigione di “Su Padru” da dove l’allevatore, ormai stremato, era riuscito a scappare otto mesi più tardi. A Manca viene riconosciuta una posizione di primo piano in tutte le fasi del sequestro, anche nella gestione delle trattative, fin dalla prima telefonata fatta fare da Titti Pinna alla famiglia per chiedere il riscatto.

Antonio Faedda - sempre secondo l’accusa - dopo avere offerto il supporto logistico al gruppo di prelievo, avrebbe fatto da staffetta durante il percorso effettuato dalla banda.

Francesco Angius, il vigile urbano di Bonorva, è indagato per avere trasmesso alla famiglia di Titti Pinna (il 21 settembre 2006, pochi giorni dopo il sequestro) la richiesta dei rapitori: una sorta di «esplorazione» per sapere quanto fossero disposti a pagare per la liberazione dell’ostaggio. E per avere raccolto e trasmesso alla banda la risposta.

A Francesca Sanna, l’accusa contesta la partecipazione all’ideazione e all’esecuzione del sequestro di Titti Pinna. Avrebbe attivato e mantenuto i contatti con Salvatore Atzas e «Mimmiu» Manca e con altri componenti della banda. Avrebbe preso parte anche alle trattative, compreso l’incontro dei rapitori con padre Pinuccio Solinas avvenuto il 26 settembre 2006 a Mulargia. Qui avrebbe recuperato i rapitori trasportandoli a bordo della sua auto.

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