La Nuova Sardegna

Veneto, ok al voto sull’indipendenza. Sanna: ora tocca alla Sardegna

di Alfredo Franchini
Veneto, ok al voto sull’indipendenza. Sanna: ora tocca alla Sardegna

Varata la legge sul referendum, Zaia tratterà con il governo. L’entusiasmo dei sardisti, la prudenza dei Rossomori

13 giugno 2014
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CAGLIARI. Dal Veneto arriva la notizia che in Sardegna in molti aspettavano da tempo: il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il progetto di legge che prevede un referendum consultivo sull’autonomia della regione (ordinaria). Significa che ora il presidente del Veneto, Luca Zaia, dovrà avviare un confronto con il governo per definire il contenuto del referendum. Per la cronaca, la decisione è stata presa con 33 voti a favore, 13 contrari e 2 astenuti. I sardisti che solo qualche mese fa avevano ospitato Giancarlo Busato, organizzatore nel Veneto di una consultazione on line da cui era emersa la volontà di indipendenza, esultano: «Sono soddisfatto per quanto stanno facendo i veneti», ha commentato Giacomo Sanna, presidente del Psd’Az, «è quanto chiediamo da tempo nel nostro consiglio regionale. I sardi devono potersi esprimere su un tema fondamentale per il futuro del nostro popolo e dell’intera Europa». L’augurio dei sardisti è chiaro: «Sia consentito anche ai sardi di esprimersi in una regolare consultazione popolare per decidere se fare della Sardegna una Repubblica indipendente e sovrana dell’Europa, allo stesso modo di come si sta procedendo in Scozia, di come si farà presto in Catalogna e ora anche in Veneto». In Veneto la decisione è stata preceduta da una raccolta di firme, (30 mila), 182 ordini del giorni di altrettanti Consigli comunali tutti a sostegno di una repubblica indipendente e sovrana. In realtà, però, il percorso è tutto in salita: il Consiglio regionale del Veneto, infatti, ha mostrato al momento del voto divisioni trasversali negli schieramenti e nelle singole forze politiche. E c’è ancora di più: il risultato è stato contestato anche dalle forze più intransigenti verso il governo di Roma alle quali non è piaciuto il mandato assegnato a Luca Zaia e cioè di «negoziare con Roma i contenuti del referendum». I sardisti preferiscono cogliere l’aspetto positivo: «L’indipendenza non è certo un tabù per nessuno», dice Giacomo Sanna. Il Psd’Az ha da tempo avviato un progetto di consultazione popolare (anche on line), per raggiungere l’obiettivo. «C’è un grande fermento e quello dell’indipendenza è un tema di cui si parla da sempre», spiega il presidente sardista, «ma ora è diventato di grandissima attualità. La gente non sta bene e vede l’indipendenza come uno strumento di libertà». L’analisi dei sovranisti è un po’ diversa: Gesuino Muledda, leader dei Rossomori, vede la Sardegna come una regione sovrana ma associata all’Europa: «Serve più Europa e dobbiamo intervenire subito e per questo occorre un nuovo ruolo da parte degli intellettuali. Il sovranismo non è separatismo, né isolazionismo ma è progressista». Come dire: sono maturi i tempi per un federalismo europeo. «L’autonomia, nata nel sardismo non può esistere senza la competenza degli intellettuali per gestire il governo e l’autogoverno». Sulla necessità di avere un progetto sociale diverso si è espresso anche il neo deputato europeo Renato Soru: «La questione sarda non è più quella di cinquant’anni fa e non è nemmeno l’indipendenza. Nessuno può volere una giustizia sarda o pensare di battere moneta. Siamo dentro la costruzione europea e allora il problema è avere una sovranità diffusa arrivando a una politica fiscale comune». La contraddizione è che mentre gli stati-nazione sembrano più lontani e cresce l’esigenza di autonomia delle regioni, aumenta anche la volontà del governo di accentrare i poteri e cancellare le specialità.

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