La Nuova Sardegna

Mesina: «Un sequestro? Sono solo buffonate»

di Mauro Lissia
Mesina: «Un sequestro? Sono solo buffonate»

L’ex primula rossa compare in aula per la prima volta nel processo per droga Durante l’audizione di un testimone prende la parola: «Col passato ho chiuso»

13 giugno 2014
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CAGLIARI. L’età e la taglia extralarge non gli hanno tolto la grinta: «Se avessi voluto fare un sequestro di persona l’avrei fatto, ma in altri tempi. Adesso ho chiuso, col passato ho chiuso. Allora lasciamo stare questa buffonata». Sguardo tagliente, gli occhi luciferini di sempre, Graziano Mesina s’è presentato inatteso alle nove in punto nell’aula della seconda sezione del tribunale, dove il collegio presieduto da Massimo Poddighe lo processava da mesi in contumacia: «Non doveva parlare, almeno non era previsto» ha spiegato Maria Luisa Vernier, l’avvocato che lo difende insieme a Giannino Guiso dalla montagna di accuse legate al traffico di droga.

Invece ha parlato, quando il maresciallo dei carabinieri Giampiero Molotzu l’ha chiamato in causa per attribuirgli un progetto di rapimento, il settantenne bandito di Orgosolo non ce l’ha fatta a restare in silenzio: «Dov’è avvenuto questo sequestro? – ha chiesto con aria di sfida, rivolgendosi al testimone – c’è stato un sequestro di persona? No, non c’è stato... e allora tutto questo non esiste». Il pm Gilberto Ganassi - in piedi quasi al fianco dell’ex primula rossa - gli ha risposto sbrigativamente, senza voltarsi: «Sì, poi vedremo come e perché quel tentativo non è andato avanti...».

Il confronto è durato meno di due minuti: il tempo perché si riaccendesse il Mesina dei processi anni Settanta, quello delle evasioni acrobatiche e della latitanza. Il Mesina col suo bagaglio di malefatte che sembravano dimenticate, sfumate in un’immagine appassita di vecchio bandito da talk show, guida turistica per viaggiatori amanti della suggestione criminale, opinionista a pagamento per tg nazionali. Due minuti che sono serviti a capire quale sarà il clima del dibattimento quando il pm Ganassi avrà concluso l’estenuante rilettura in aula delle prove d’accusa attraverso la testimonianza degli investigatori. Mesina sta aspettando quel momento per dire la sua, quello di ieri non è stato che un preambolo cui ha dato il proprio contributo anche Vinicio Fois, il presunto trafficante cagliaritano, che dal fondo dell’aula ha annunciato di volersi difendere a spada tratta da ogni accusa: «Signor Fois - l’ha fermato il giudice Poddighe – avrà tutto il tempo e lo spazio necessari per difendersi, ma ora lasci parlare i testimoni». Mentre l’esame del maresciallo Molotzu andava avanti, nell’aula era tutto in viavai di curiosi che volevano vedere Mesina in carne ed ossa. Fin quando il suo posto è stato quello classico degli imputati, stretto fra tre carabinieri sulla panca laterale dell’aula, Mesina è rimasto impassibile, le braccia conserte. Ha evitato di incrociare lo sguardo con quello di Gigino Milia, l’amico-non più amico con cui – per l’accusa – avrebbe gestito il traffico nazionale e internazionale della droga. È stato dopo la pausa, quando l’avvocato Vernier ha chiesto al presidente il permesso di far sedere l’imputato al suo fianco, che Mesina ha rotto il silenzio per attaccare il sottufficiale sul tema del tentato sequestro. Molotzu è andato avanti e ha messo in fila date e orari precisi di decine di telefonate intercettate, dove il nome di Mesina ricorre insieme a fatti che gli sono costati il ritorno in carcere. I progetti di sequestro - stando agli atti - sarebbero due: un bersaglio si chiama Luigi Russo ed è un imprenditore oristanese nel ramo abbigliamento. L’altro è il sassarese Gavino Satta, imprenditore della Coopservice, scelto come vittima di un sequestro-lampo. Ma questi episodi, centrali nel quadro del processo, saranno esaminati alle prossime udienze. In quella di ieri il pm Ganassi ha chiesto a Molotzu di riferire sui dialoghi legati al traffico di droga, quando Mesina parla di cagnolini, maialetti e foraggio riferendosi agli stupefacenti e si lamenta con veemenza per la qualità scadente di qualche spedizione, mostrandosi padrone di un mercato che a leggere le carte del processo lo vedeva protagonista da anni e da anni sotto indagine della Dda di Cagliari. Ieri intanto il pm Ganassi ha consegnato al tribunale la copia dell’agenda di Corrado Altea, l’avvocato originario di Arbus sott’accusa come complice della banda Mesina nel traffico di droga. Risultano nomi, cognomi, appuntamenti e dati che rimandano alla gran parte dei personaggi coinvolti nel procedimento. Si va avanti il 19 giugno.

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