La Nuova Sardegna

Il ghiro sardo sfida il rischio estinzione

Il ghiro sardo sfida il rischio estinzione

Girato un video dal naturalista di Urzulei Fabrizio Vella tra i boschi del Supramonte ricchi di ghiande

13 giugno 2014
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NUORO. Vive nelle zone impervie del Supramonte incontaminato di Urzulei e Orgosolo. È il ghiro sardo, il simpatico roditore noto per la sua propensione alle lunghe dormite e fino a pochi anni fa considerato quasi estinto. Terminato il letargo la cinepresa di un naturalista di Urzulei, Fabrizio Vella, lo ha ripreso mentre salta fuori dalla sua tana ricavata dalla cavità di un tronco di leccio. È solo un'anticipazione di un documentario prossimamente in uscita che mostrerà le prime immagini in ambiente naturale dei roditori appartenenti a una specie a rischio. Grazie alla passione di Vella per l'ambiente è stata approfondita la documentazione su questo ghiro grigio cenerino e dai grandi occhi. Ci sono voluti anni di ricerche e pazienti appostamenti notturni tra i boschi per riuscire ad avvistarlo e immortalarlo con scatti fotografici e, appunto, il filmato, realizzato in collaborazione con Marco Loi.

Il promo dell'intero documentario è stato presentato ieri mattina dagli autori alla Società Umanitaria-Cineteca sarda a Cagliari. «Il nuovo avvistamento è anche la prova certa di un habitat incontaminato, boschi di serie A, che il ghiro ha eletto a suo domicilio stabile per potersi riprodurre, cacciare e trascorrere interminabili mesi di sonno in tutta tranquillità in questi scampoli di foresta primaria - spiega Vella - Il documentario che sta per essere pubblicato vuole avere un carattere divulgativo ma anche un rigore scientifico, grazie alla collaborazione del dipartimento di Scienze della vita e dell'Ambiente dell'università di Cagliari. L'obiettivo è tutelare la specie e sensibilizzare i più giovani per appassionarli al tema». Tutto è partito nel 1996 da una lunga serie di indagini e interviste agli anziani conoscitori delle montagne impervie e affascinanti tra Urzulei, Talana, Orgosolo, Oliena e Dorgali. «Ho iniziato nel 2005 con la naturalista Maria Agostina Cavia un lavoro che ha permesso di scoprire che il ghiro è ancora un frequentatore di questi boschi di lecci, ricfrutti selvatici - racconta Vella - Fino a 40 anni fa era una delle prede più ambite del territorio. Lo cacciavano per le pelli e la qualità della carne, apprezzata già dagli antichi romani». Diverse leggende e storie popolari sono state narrate sulla competizione tra il ghiro e l'uomo. L'oggetto del contendere era la ghianda che secondo i pastori l’animale sottraeva a capre e maiali.

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