La Nuova Sardegna

«Un sistema che può rilanciare l’economia»

«Un sistema che può rilanciare l’economia»

Il presidente di Confindustria Scanu si schiera con chi sostiene il progetto: «Porterebbe investitori»

08 giugno 2014
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CAGLIARI. «Al mondo ci sono 3.500 zone franche, a qualcosa serviranno»? Aldo Berlinguer, coautore con Tore Cherchi del libro sulle zone franche, risponde con una battuta alle critiche sollevate sullo strumento dal segretario della Cgil, Michele Carrus. «Non ci sono tanti strumenti per cercare di attrarre le imprese e la zona franca è sicuramente uno di questi».

Ne sono convinti Alberto Scanu e Maurizio De Pascale, presidenti rispettivamente degli industriali della regione e della Sardegna meridionale, i quali chiedono chiarezza sui progetti.

I numeri danno ragione ai sostenitori del punto franco. Pierluigi Monceri, direttore generale della Banca di credito sardo, ha presentato uno studio che non lascia dubbi: partendo dalla difficoltà, (peraltro generalizzata in tutto il Paese), di attrarre investimenti le zone franche nel mondo, (sono 3.500 di cui 50 in Europa), creano occupazione e «pesano» sull’export. Ovviamente, le zone franche più importanti sono tutte in prossimità dei porti.

Monceri fa una comparazione sui porti di Trieste e di Cagliari che sono rispettivamente il secondo e il terzo porto italiano per merci movimentate. Trieste ne movimenta 49 milioni di tonnellate (traffico container +12,3%) e Cagliari 35 milioni ma con una percentuale in calo dell’1,6% per le merci. C’è, però, un incremento nel traffico container che ha superato quota 700 mila tonnellate. «La differenza tra Cagliari e Trieste», spiega Monceri è in termini di attrattività internazionale e viene giocata in relazione ai porti competitor. Trieste ha un traffico composto per il 90% da navigazione internazionale mentre Cagliari è ferma al 40%». Dunque, quali vantaggi dall’istituzione dei punti franchi? Il direttore generale della Banca di credito sardo spiega: «I vantaggi sono molteplici, dall’incrementare la capacità di attrazione degli investimenti dell’isola ai benefici occupazionali (diretti e indiretti); porterebbe una maggiore attrattività del porto anche verso i grandi armatori». Tutto questo unito alla zona franca dalla mala burocrazia che porterebbe allo snellimento delle procedure e degli adempimenti per gli operatori dell’area».

Il punto franco di Cagliari è pronto a partire perché dispone della perimetrazione e ha la società di gestione. Allora perché questo ritardo? Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, spiega: «Abbiamo perso tempo perché la precedente giunta regionale non ci ha mai sostenuti su questa linea. Io sono disponibilissimo a ragionare, ma serve prima di tutto una strategia, meno burocrazia e infrastrutture migliori».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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