La Nuova Sardegna

Regione: «Facciamo subito sei punti franchi»

di Alfredo Franchini
Regione: «Facciamo subito sei punti franchi»

L’assessore alla Programmazione:  «Smettiamola di perdere tempo, sì alle aree 'free' nei porti e a una burocrazia riformata»

08 giugno 2014
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CAGLIARI. La Regione è pronta a dare gambe all’istituzione dei punti franchi in Sardegna. L’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, lo ha detto nella sede della Confindustria sarda, alla presentazione del libro sulle zone franche, scritto da Tore Cherchi e da Aldo Berlinguer.

«Siamo qui a discutere dei punti franchi perché alle ultime elezioni non ha vinto la parte che illudeva la Sardegna con la zona franca integrale», ha chiarito subito Paci, «nel nostro programma si parlava delle cose che si possono fare e cioè dei punti franchi». Ed è su quella linea che si muoverà la giunta Pigliaru.

In effetti ci sono sei punti franchi che sono già istituiti grazie agli accordi raggiunti nel 1997 dalla giunta allora presieduta da Federico Palomba e il governo Prodi; la firma di quell’accordo - ha ricordato Aldo Berlinguer - è di Ciampi. Il punto franco di Cagliari è pronto a partire: lo assicura Vincenzo Di Marco e anche Piergiorgio Massida che lo aveva preceduto nell’incarico di Autorità portuale: c’è già la delimitazione. Per gli altri punti, (Oristano, Olbia, Porto Torres e Arbatax), la Regione deve formulare la proposta.

«Cerchiamo di capire a che punto siamo ma smettiamo di perdere tempo», ammonisce Raffaele Paci che ricorda un principio inderogabile: «La zona franca è uno strumento non un obiettivo. Lo scopo dev’essere quello di attrarre imprese, non dimentichiamolo mai». E per questo occorre fare sistema, a cominciare dalle istituzioni. Il tema della zona franca ha riassunto in questi anni i vizi della politica, con un dibattito che dura da decenni e che poche volte è uscito fuori dalle battaglie ideologiche.

L’attuale competizione tra pezzi dello Stato, (Comuni, Province, Regione e governo) fanno pensare a una sorta di guerra civile. Paci getta acqua sul fuoco: «La crisi economica è devastante e allora cerchiamo di dare operatività alle cose che si possono fare; la giunta è operativa da due mesi e lavora quindici ore al giorno, le prossime elezioni saranno tra cinque anni: cerchiamo di utilizzare questo tempo per dialogare seriamente».

Il libro di Berlinguer e Cherchi - afferma Paci - dà lo spunto per riprendere a dibattere le questioni dello sviluppo con altrettanto rigore. (Da segnalare che Paci e Pigliaru nel 1986 diedero alle stampe un libro sulla zona franca). La Regione entrerà nella società di gestione dei punti franchi(Free Zone)? Paci assicura che non è un problema: «Faremo comunque la nostra parte». Ma c’è di più: «Nel nostro programma di governo c’è un titolo importante: Zona franca dalla cattiva burocrazia», spiega l’assessore alla Programmazione. E il motivo è sotto gli occhi di tutti: se occorrono due anni per ottenere la possibilità di costruire un capannone, nessuna zona franca al mondo può funzionare. Anche per questo Paci invita tutti i protagonisti a sedersi attorno a un tavolo: «Lo facciamo con tutte le parti, siamo nella fase della nuova programmazione europea e nel giro di un paio di settimane lanceremo la riforma della pubblica amministrazione regionale. Abbiamo le linee guida del nuovo Piano urbanistico e sono pronte quelle degli Enti territoriali con l’istituzione dell’Area metropolitana di Cagliari e il superamento delle Province. Subito dopo metteremo mano al piano regionale dei trasporti e al piano energetico».

Le isole che scontano una penalizzazione sui costi di determinati servizi devono avere una compensazione per gli svantaggi; è un principio sancito a livello comunitario e la Corte di giustizia europea ha aperto la strada delle zone franche riconoscendo che economie diverse necessitano di trattamenti diversi.

Per Maurizio De Pascale, presidente Confindustria Sardegna meridionale, «il grande problema è la «non crescita: il nostro Paese ha smesso di crescere e si è fermato perché ha smesso di credere nelle imprese, ora bisogna rimediare pensando a istituire zone non certo votate solo al commercio ma per la produzione». E’ la linea della Confindustria: «In questo modo», precisa il presidente regionale Alberto Scanu, «può esserci una ripresa occupazionale che a sua volta rimette in moto l’economia». La mancata realizzazione dei sei punti franchi resta per tutti un mistero. Paci dice: «Non so che cosa sia accaduto per la programmazione negli ultimi cinque anni».

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