La Nuova Sardegna

Gaetano Brundu, il gesto della libertà

di Daniela Paba
Gaetano Brundu, il gesto della libertà

In mostra all’In-visibile opere del periodo parigino e le ultime “cartoline”

06 giugno 2014
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CAGLIARI. La lezione di Gaetano Brundu, protagonista della mostra Il graffio del leone, alla Galleria In-visibile, in via Barcellona, è il gesto della libertà, col suo portato di consapevolezza irriverente. L'allestimento racconta, attraverso una decina di tele, la ricerca di Brundu nella seconda metà del Novecento, appese col fili di nylon segnano la profondità della galleria come quinte teatrali. La segnano e l'attraversano, perché la caratteristica più immediata dei quadri è il taglio della tela che interrompe la superficie restituendo profondità allo spazio e al tempo. E se i lavori più antichi riportano alla fine degli anni Cinquanta, ai sacchi di juta già divulgati da Burri, il taglio definisce forme che legano l'esperienza di Brundu più allo spazialismo di Fontana e Crippa. L'idea dell'arte come intervento politico torna a margine della tela con la scritta Auschwitz, un segno appena, in fuga dalla retorica. Dagli anni Settanta arriva il trionfo del colore e del segno, il “baffo del leone” che diventa la cifra di Brundu che lo rende riconoscibile ovunque. Lo studio e l'interesse per il colore intercettano il taglio della tela e nel quadro Sea è possibile rivivere nel cromatismo l'emozione del mare, il gesto che definisce il paesaggio, il segno e il taglio mette in discussione la composizione della tela tagliata fino a mettere a nudo parte del telaio. Nella storia artistica di Brundu l'intervento dell'artista qui e ora ha una parte importante: il graffio del leone è il baffo enorme, bianco su rosso, dipinto sul pavimento della galleria in occasione della mostra. Lo stesso segno leggero, la stessa passione per il colore, l'idea di fermare l'attimo per attraversare la storia e la cronaca definisce l'ultima produzione di Brundu che sperimenta le immagini al computer.

Alle pareti foto di viaggio, Madrid, Parigi, Kassel elaborate con interventi che ne evidenziano strutture e segni. Su di loro come farfalle si posano i “baffi del leone”, spostano texture e colori piatti, non cercano la bellezza ma piuttosto la trovano nelle dimensioni urbane quotidiane perché è lì che bisogna “attraversare la strada”. E siccome Brundu parla poco ma scrive, domani alle ore 20, Stefano Raccis leggerà, a sigillo della mostra, un suo monologo.

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