La Nuova Sardegna

Fondi ai gruppi: 21 i nuovi indagati

di Mauro Lissia
Fondi ai gruppi: 21 i nuovi indagati

Gli avvisi di garanzia sono 27, per sei è il bis. C’è la Lombardo Nel mirino degli inquirenti soprattutto presidenti e tesorieri

30 maggio 2014
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CAGLIARI. Fedele Sanciu, l’ex presidente dell’autorità portuale di Olbia, è indagato per peculato nell’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari della Regione. La Procura di Cagliari gli contesta la spesa illegale di una cifra tutto sommato risibile: cinquemila euro. Ma Sanciu è in difficoltà perché - così ha detto alla Nuova Sardegna - l’alluvione gli ha fatto sparire le fatture di due convegni a contenuto politico pagati coi soldi del gruppo Pdl.

È una delle centinaia di vicende che compongono il puzzle giudiziario più clamoroso e significativo che la Sardegna ricordi: un’intera classe politica chiamata a rispondere dei propri sprechi, onorevoli onnipotenti ridotti al rango di imputati qualsiasi. I numeri sono impietosi: i nuovi indagati sono ventuno, ad altri sei già finiti nel calderone dell’inchiesta sui fondi ai gruppi sono arrivate contestazioni inedite per spese da giustificare subito e in modo convincente nei faccia a faccia col pm Marco Cocco, fissati in rapida sequenza per le prossime settimane.

Le notifiche sono ancora in corso, alcuni dei personaggi invitati a comparire si trovano fuori dalla Sardegna per impegni parlamentari e politici, dicono di non saper nulla dell’indagine. La nebbia del segreto d’ufficio si è comunque in parte diradata tra la notte di mercoledì e il mattino di ieri, rendendo chiari alcuni aspetti di questa nuova fase dell’attività investigativa sui casi di peculato in consiglio regionale. Uno è questo: nell’inchiesta-bis sulla legislatura 2004-2009 l’attenzione della Procura è rivolta soprattutto su presidenti e tesorieri, gli onorevoli che gestivano la cassa del gruppo.

Il che spiega perché ad alcuni vengano contestate somme pesantissime. L’altra è che il conto generale degli indagati in questo momento fa 87, tra consiglieri ed ex consiglieri regionali, cui vanno aggiunti l’imprenditore Riccardo Cogoni e l’ex segretario del gruppo misto Angelo Sanna. Un’autentica retata, com’era prevedibile e previsto fin dal 2009, quando i primi due esposti firmati dall’ex funzionaria dei gruppi Ornella Piredda sono finiti sul tavolo dell’allora procuratore aggiunto Mario Marchetti, sottovalutati soltanto dagli stessi politici e da quasi tutti gli organi di informazione. Resta ancora un lavoro immane per le sezioni di polizia giudiziaria dei Carabinieri e della Finanza, impegnati ormai da quasi 5 anni nell’analisi di documenti, atti amministrativi, tabulati bancari e di carte di credito, assegni da incrociare con lo scarsissimo materiale che gli indagati hanno consegnato per giustificare somme ingenti, uscite senza un perché verificabile dai conti dei gruppi consiliari delle legislature Soru e Cappellacci.

Ma un elemento emerge chiaro nel quadro complessivo dell’indagine: aveva ragione la Piredda, la consuetudine di spendere senza alcun rendiconto le somme che la presidenza del Consiglio regionale distribuisce tra i gruppi politici era praticamente generalizzata. Colpa di quella famosa delibera del 1993, che lasciava ai gruppi larghissimi margini di autonomia sulle spese: ma una delibera non è legge, perché quella - ha sostenuto il giudice Cristina Ornano nella sentenza di condanna in abbreviato per Adriano Salis e sostiene la Procura - stabilisce l’obbligo «puntuale e coevo» di giustificare ogni euro pubblico speso per l’attività politica. Obbligo che a giudicare dalla nuova ondata di inviti a comparire sembra sia stato disatteso dalla quasi totalità dell’assemblea di via Roma. Tra gli indagati compare per la prima volta il nome di Claudia Lombardo, appena uscita dalla scena politica dopo vent’anni di militanza e presidentessa del Consiglio che ha abolito fondi ai gruppi e vitalizi: a lei, il cui nome circolava da mesi e mesi negli ambienti giudiziari, il pm Cocco contesta un assegno firmato nel giugno 2005 da 1500 euro che non trova giustificazione nei carteggi del gruppo. Scorrendo fra i nomi degli indagati confermati in queste ore spuntano poi alcuni pezzi da novanta della politica sarda, dall’attuale parlamentare Luciano Uras (Rifondazione) che non ha voluto chiarire l’entità della contestazione, fino all’ex assessore all’urbanistica Nicolò Rassu (Pdl), padre del Pps che doveva modificare il futuro paesaggistico dell’isola: la spesa impropria sarebbe di 5500 euro. C’è l’ex sindaco di Castiadas Eugenio Murgioni, più volte indagato per altri reati, che è finito nell’elenco dei consiglieri sott’accusa insieme ai colleghi di Fortza Paris. I nomi: l’ex assessore regionale e presidente della Provincia di Oristano Pasquale Onida e Domenico Gallus, entrambi sentiti come testimoni nel processo pubblico a Silvestro Ladu, anche lui colpito da una nuova contestazione. Confermata poi la presenza tra gli indagati dell’intero gruppo dei Riformatori, compresi l’attuale parlamentare Pierpaolo Vargiu e Attilio Dedoni: quest’ultimo dovrà giustificare la spesa di 85 mila euro tratti dai fondi pubblici. Indagato anche Ignazio Artizzu (An-Pdl), il giornalista Rai amatissimo dalle organizzazioni dei cacciatori e dalla Curia arcivescovile di Cagliari. Tra i vecchi indagati c’è Sergio Milia (Idv) per quattromila euro e Adriano Salis (ex Idv, poi misto) condannato in abbreviato a un anno e otto mesi: dopo i 60 mila euro del primo processo la Procura gli addebita altri 225 mila euro che avrebbe distribuito quand’era tesoriere del gruppo Fas. A scorrere l’elenco, ancora incompleto, saltano fuori rappresentanti dei gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Rifondazione comunista, Sinistra Autonomista, Riformatori e Fas, Fas. Affiancandoli ai 33 del centrosinistra risulta pienamente coperto l’intero arco costituzionale.

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