La Nuova Sardegna

Nuovo Statuto, Consiglio diviso

di Alfredo Franchini
Nuovo Statuto, Consiglio diviso

Chi farà le riforme, l’aula o la Costituente? Scontro tra Pd e Mario Floris (Uds)

29 maggio 2014
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CAGLIARI. Quale dev’essere il ruolo della Sardegna in un’Italia che sta cambiando il proprio assetto istituzionale, lasciando la strada federalista, e tornando a un modello sempre più centralista? La madre di tutte le riforme, legate a questa domanda, e cioè la riscrittura dello Statuto è stata al centro del dibattito ieri in Consiglio regionale. A lanciare il sasso in uno stagno è stato Mario Floris, primo firmatario di una mozione, che mirava a impegnare la giunta alla riscrittura della Carta autonomistica. Idea bocciata dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco, e situazione ricucita da Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha chiesto (e ottenuto) la sospensione per avviare le opportune interlocuzioni tra i partiti e arrivare a una posizione comune. Sulle riforme istituzionali - se si vuole essere credibili con il governo di Roma- è meglio non dividersi.

Gianmario Demuro, assessore alle Riforme e studioso della materia da tre decenni, spiega che «la democrazia regionale è parte della storia della Repubblica» come è attestato dalla Costituzione. «Il prossimo Statuto», ha affermato Demuro, «dovrò rendere la nostra identità moderna, europea. Il percorso delle riforme è essenziale perché la Sardegna abbia una presenza in Europa». L’assessore ha poi annunciato di aver sottoscritto un emendamento nella Conferenza Stato-Regioni che prevede una clausola: nessuna modifica dello Statuto potrà avvenire senza accordo con la Regione. E naturalmente alla base di tutto c’è un principio: la specialità dev’essere tutelata. È questo un punto su cui in molti hanno manifestato timori. Mario Floris attacca la «fretta» di Renzi: «Ha un’idea neo centralista, rispettosa solo a parole d delle autonomie, un’idea pressappochista sempre più simile a una matassa aggrovigliata». Di fronte a questa situazione qual è il rischio? Floris cita Lussu che, a proposito dello Statuto, disse: «È entrato un leone, è uscito un gatto». A dimostrazione che lo Statuto doveva essere riformata molto tempo fa.

Per gli indipendentisti e i sovranisti non c’è tempo da perdere. «Questa è la volta buona», spiega Gavino Sale (Irs), favorevole «a coinvolgere il popolo sardo» perché «l’attuale maggioranza», ha detto Sale, «rappresenta solo il 18% degli aventi diritto al voto. Noi non siamo il popolo sardo».

Sul piano politico c’è da registrare la frattura espressa dalla contrapposizione del gruppo Pd con una parte del Centrodestra che si riconosce in Mario Floris. Pietro Cocco ha sollecitato la bocciatura della mozione e ha attaccato Floris che, ad aprile, si era astenuto su un Ordine del giorno che riguardava le riforme. Pronta la replica di Floris: «Siamo punto e a capo. Ho sollevato un problema e arriva una risposta di cattivo gusto, se volete, l’opposizione la possiamo fare bene».

«Posizione drastica, quella del Pd», l’ha definita Pietro Pittalis che poi ha avviato la mediazione. Michele Cossa ha riproposto l’assemblea Costituente: «Non è vero che i tempi siano più lunghi. È vero che sono passati troppi anni durante i quali non è stato cavato un ragno dal buco». Mario Floris ha ritirato la mozione e l’intenzione dell’aula è di andare avanti con un Ordine del giorno unitario. L’assessore Demuro si augura che il Consiglio faccia le scelte.

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