La Nuova Sardegna

Detenuti al lavoro nei parchi nazionali

Detenuti al lavoro nei parchi nazionali

Intesa tra i ministri della Giustizia e dell’Ambiente, prospettive anche per l’Asinara e La Maddalena

29 maggio 2014
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ROMA. Detenuti al lavoro nei parchi nazionali. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato dal ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti e dal guardasigilli, Andrea Orlando, per rafforzare le occasioni di lavoro fuori dai penitenziari e provvedere alla manutenzione e alla pulizia dei parchi.

Non è possibile, al momento, fare una stima preventiva dei condannati che potranno accedere a questi progetti, che saranno definiti con accordi operativi fra i singoli parchi nazionali e il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma queste attività, a titolo volontario, potranno riguardare «sia detenuti reclusi nelle carceri, sia al centro di pene alternative, sia per favorirne il reinserimento sociale e per diminuire il rischio di recidiva».

«Stiamo dando un’opportunità in più alla magistratura di sorveglianza, che oggi spesso non può offrire alternative rispetto alla detenzione in carcere - ha spiegato il guardasigilli Orlando - noi offriamo uno spettro di possibilità, poi i magistrati valutano caso per caso. Sarebbe colpevole non percorrere queste strade». «Tutto ciò avviene – ha proseguito il responsabile del dicastero - mentre Strasburgo inizia a ragionare sugli elementi che abbiamo fornito per far fronte all’emergenza carceraria e questo tipo di scelta, con lo sviluppo dei lavori di pubblica utilità come pena alternativa, è rivolta a una volontà di riorganizzare complessivamente il sistema della pena».

Di «utilità vera», in merito a questo progetto, parla il ministro dell’Ambiente, Galletti: «È utile per la manutenzione dei parchi, è utile per i detenuti che possono imparare un mestiere. La nostra visione non è quella di una difesa dell’ambiente fine a se stessa, ma con l’obiettivo di uno sviluppo economico, occupazionale e di inclusione sociale. I parchi sono una grandissima risorsa, sia come leva turistica sia, in questo caso, come strumento per l’inclusione sociale dei detenuti. In Italia ci sono 23 oasi nazionali, tutti quanti possono essere utilizzati per questo tipo di operazione».

Progetti di questo genere sono già in divenire nel parco delle Cinque Terre da qualche mese. «Con questo protocollo - conclude Galletti - noi facciamo un test che non è escluso possa essere replicato in altre occasioni e in altri ambiti. Gli impieghi possono essere infiniti».

Naturalmente alle nuove prospettive è interessata anche la Sardegna. Diverse infatti le aree protette dove i detenuti potrebbero operare: dall’Asinara (e in questo caso per loro sarebbe un ritorno nella ex Cajenna del Mediterraneo) sino al parco della Maddalena.

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