La Nuova Sardegna

Il Sinis e gli Indiana Jones del sabato

di Claudio Zoccheddu
Il Sinis e gli Indiana Jones del sabato

È cresciuta negli ultimi tempi la schiera di curiosi a caccia dei misteri dell’area

24 maggio 2014
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CABRAS. Non tutti resistono al fascino della scoperta. Soprattutto quando, a un tiro di schioppo, c’è un sito che è sulla bocca di tutti. Il fazzoletto di terra sulla collina di Mont’e Prama è un’attrazione irresistibile per tutti gli appassionati, oltre che uno scavo da cui gli stessi esperti si attendono più di una novità. Magari addirittura sensazionale. Potrebbe essere per questo motivo che i lavori sono diventati meta di pellegrinaggio per spettatori indiscreti e archeologi improvvisati. Visite non rilevate dagli archeologi perché compiute lontano da occhi indiscreti. I curiosi, prima di entrare in azione, aspettano la sera o il fine settimana, quando lo scavo non è frequentato dal personale autorizzato ed è a disposizione di chiunque voglia fare una passeggiata andando a caccia dei segreti del Sinis. Qualche aspirante Indiana Jones, d’altra parte, si trova sempre.

Il risultato dello spirito di emulazione dell’avventuroso archeologo del grande schermo non ripercorre i passi del personaggio interpretato da Harrison Ford, perlomeno non a Mont’e Prama. Per svelare i misteri, insomma, ci vuole molto di più di un occhio distratto. Uno sguardo non allenato è davvero troppo poco per sperare di concludere qualcosa che non sia una semplice azione di disturbo a chi, invece, lavora con cognizione di causa seguendo protocolli specifici. L’occasione, però, ha sempre messo in crisi la razza umana. Il sito di Mont’e Prama, infatti, non è recintato e il lavoro degli archeologi e dei tecnici che stanno compiendo le ultime rilevazioni può facilmente essere disturbato da qualche “archeodistratto”.

Per fortuna, le incursioni non hanno causato danni evidenti, almeno per il momento: «Mi domando cosa stiano cercando o cosa sperino di trovare», si chiede Raimondo Zucca, che coordina gli scavi per conto del Consorzio Uno di Oristano, «tra l’altro, e non è un dettaglio, chi raccoglie o cerca cocci commette un reato. Sempre che i cocci da raccogliere ci siano davvero, e questo non mi risulta». La curiosità, comunque, potrebbe essere pagata a caro prezzo. Un’eventualità resa più probabile dalle notizie arrivate ieri da Cagliari, dove sono stati presentati gli scavi e il piano d’azione che metterà la collina di Mont’e Prama al centro delle attenzioni di una piccola task force attiva ventiquattro ore su ventiquattro. Infatti, una parte della presentazione dei lavori è stata dedicata proprio alla questione dei controlli, con il rinnovato impegno di Polizia e Corpo forestale nella sorveglianza del sito, anche durante le ore notturne. Diversa, invece, la questione della recinzione. Stendere una rete metallica su un perimetro di 300 metri è una spesa non prevista nell’organizzazione dello scavo. Oltre alle ristrettezze economiche, che comunque metterebbero a dura prova uno scavo dal budget non certo illimitato, c’è un altro problema: le terre di Mont’e Prama non sono pubbliche ma di proprietà della curia arcivescovile di Oristano, che le gestisce per contro della confraternita del Rosario.

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