La Nuova Sardegna

Giganti, adesso si fa sul serio: un radar per svelare il Mito

di Sabrina Zedda
Giganti, adesso si fa sul serio: un radar per svelare il Mito

Tecnologie sofisticate al servizio delle indagini sull’intera area di Cabras

24 maggio 2014
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CAGLIARI. Quale storia si portano dietro gli imponenti Giganti di Mont’e Prama, esposti da due mesi a Cagliari e a Cabras? E l’area in cui le statue sono state rinvenute cosa , ancora, può dirci del periodo nuragico? Passata l’euforia collettiva iniziale, dovuta alla tanto attesa esposizione delle statue, adesso le ricerche su Mont’e Prama riprendono serrate, alla scoperta di tutto ciò che negli anni Settanta, al momento del casuale rinvenimento delle statue da parte di un agricoltore, la tecnologia non permetteva ancora di raccontare.

Per il raggiungimento dell’obiettivo sono già in cassa un bel po’ di quattrini: quattrocento mila euro che andranno a finanziare gli studi con due progetti di ricerca ben distinti.

«Un primo progetto, in ampiezza, vede lavorare insieme oltre alla Soprintendenza, le due università di Cagliari e Sassari e la Casa circondariale di Massama- così spiega il soprintendente ai Beni archeologici di Cagliari e Oristano, Marco Minoja –. Prevede di studiare l’intorno di Mont’e Prama per capire cosa può esserci di importante».

A disposizione ci sono duecentomila euro, di cui il settanta per cento finanziati con soldi arrivati dalla Regione. Per questo progetto la fase preliminare è ormai conclusa: grazie anche al lavoro di quattro detenuti del carcere di Massama (un bell’esempio di cosa debba essere la rieducazione dei condannati).

Nelle scorse settimane la superficie della zona di Mont’e Prama interessata dagli studi è stata ripulita da erbacce e pietrame e sono stati eseguiti i primi rilievi geofisici. A giorni sull’area partiranno i saggi.

«Significa che adesso metteremo le mani sul terreno per le indagini che potranno confermare o smentire quanto sinora emerso» sottolinea Alessandro Usai, responsabile degli scavi insieme a Emina Usai. Attorno a tutto questo le aspettative sono parecchie, anche perché rispetto agli anni del ritrovamento dei Giganti, oggi esistono strumenti all’avanguardia che permettono di avere risposte a quesiti sinora rimasti insoluti.

«Possiamo sfruttare ad esempio il geo radar a 16 canali – fa sapere Gaetano Ranieri, docente all’Università di Cagliari –, un potente macchinario che nel mondo solo la nostra università possiede, capace, attraverso l’analisi del terreno, di rilevare se la natura delle anomalie emerse durante le indagini geofisiche potrebbero riferirsi o meno a strutture archeologiche sepolte».

Lo scopo non è ritrovare giganti, santuari o chissà quale altra meraviglia, ma semplicemente mettere insieme tutta una serie di elementi che possano aiutare a ricostruire un quadro storico il più dettagliato possibile. Terminata questa fase (e potrebbero volerci dei mesi) si passerà al secondo progetto, curato dalla Soprintendenza, finanziato con duecentomila euro di fondi Arcus, la Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo il cui capitale sociale è interamente di provenienza ministeriale.

«Questo è un progetto in profondità all’interno della necropoli, ed è finalizzato ad ampliare le aree dei vecchi scavi partiti negli anni Settanta», continua Marco Minoja. Che aggiunge: «Non vogliamo creare false aspettative e allo stesso tempo abbiamo bisogno di lavorare con serenità. Per questo saremo noi a far sapere, di volta in volta, quali sono le novità, cercando di dare informazioni esaurienti su quale sia lo stato dei lavori».

Parole che servono a frenare gli entusiasmi, pur comprensibili, delle tante persone che ormai si presentano nel cantiere degli scavi ogni giorno alla ricerca di verità che invece ci vorrà tempo per conoscere. L’eccezionalità delle statue non sta solo nel loro valore storico in sé ma anche nella capacità che queste hanno avuto di attirare la curiosità e l’attenzione da così tante parti: proprio ieri, illustrando la prossime tappe del grande progetto scientifico (perché anche di questo si tratta) il Soprintendente Marco Minoja ha anche sottolineato il fatto che questo ha attirato importantissime risorse che, visti i tempi di crisi, in altri casi difficilmente si sarebbero potute vedere.

«Solo per capire la portata di tutto questo – ha spiegato infatti il responsabile della Soprintendenza archeologica delle province di Cagliari e Oristano – si pensi che il ministero ci ha fatto sapere che le risorse dedicate alle diverse soprintendenze nel resto del Paese, non si avvicinano nemmeno lontanamente a quanto è stato disposto, in termini di fondi invece, per gli scavi archeologici relativi alla intera area interessata al ritrovamento dei Giganti di Mont’e Prama».

Da qui è nata l’importanza di agire insieme, con la stretta sinergia pensata tra i diversi soggetti coinvolti e l’appello rivolto ieri.

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