La Nuova Sardegna

Alimentazione: contro i tumori pecorino e agnello

di Luca Fiori
Alimentazione: contro i tumori pecorino e agnello

Sassari, un acido grasso prodotto dai ruminanti riduce il rischio di malattie

24 maggio 2014
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SASSARI. Il pecorino non è causa dei rischi di malattie cardiovascolari, né dell’obesità. Non solo, l’assunzione di 200 grammi la settimana del formaggio prodotto con latte ovino riduce il rischio dell’arteriosclerosi del 35-40%.

Il merito della scoperta che ribalta la falsa credenza che per anni ci ha fatto pensare che il formaggio facesse ingrassare è, paradossalmente di un grasso: l’acido linoleico coniugato, più semplicemente Cla.

Ma c’è di più: le proprietà dell’isomero, prodotto dai ruminanti e appartenente alla famiglia degli omega 6, sono tante altre, compresa quelle anti cancerogene. I benefici per la salute dell’uomo dovuti all’assunzione di Cla sono stati illustrati ieri mattina dalla docente del corso “Qualità delle Produzioni Animali” Anna Nudda nel corso del convegno dal titolo “Alimenti di origine animale e salute dell’uomo”, organizzato dal dipartimento di Agraria dell’università di Sassari e coordinato dal giornalista della Nuova Pasquale Porcu.

«L’assunzione di alimenti in cui è presente il Cla - ha spiegato Anna Nudda - migliora la formazione ossea e le difese immunitarie, controlla la glicemia, riduce la massa grassa e oltre a ridurre il rischio dell’arteriosclerosi contribuisce alla prevenzione dei tumori». Tra le carni - è stato spiegato - quella che contiene maggiormente Cla, e di conseguenza offre più benefici, è quella di agnello, che è infatti la più consigliata dai pediatri per lo svezzamento dei bambini.

E sempre a proposito di carne, il professor Marcello Mele dell’università di Pisa ha voluto fare la distinzione tra carne e carne trasformata (ad esempio i wurstel), sfatando la credenza che la carne rossa faccia male.

«È la presenza di nitrati e nitriti in quello che mangiamo - ha spiegato Mele - che deve farci preoccupare». La carne dunque, non fa male purchè provenga da allevamenti seri e controllati. Lo stesso vale per il pesce e per le uova hanno spiegato Vittoria Moretti, docente dell’università di Milano e Adele Meluzzi dell’università di Bologna. In conclusione, prima degli interventi degli assessori regionali della Sanità (Luigi Arru) e dell’Agricoltura (Elisabetta Falchi) è arrivato un appello alla Regione dal presidente della Coldiretti.

«Queste importanti ricerche - ha detto Battista Cualbu - non restino ancorate a questi momenti, la Regione si attivi per fare sì che queste scoperte possano trasformarsi in opportunità per l'economia sarda e per superare i limiti di Bruxelles. Basterebbe partire da tutti i bandi sui pasti per le mense della Sardegna. Abbiamo stimato un business di 50 milioni di euro circa, composto nella stragrande maggioranza da prodotti non sardi».

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