La Nuova Sardegna

In carcere l’amico «Li ha uccisi da solo»

di Giampiero Cocco
In carcere l’amico «Li ha uccisi da solo»

Il procuratore: «Prove inconfutabili». Ma il movente resta da chiarire Si indaga ancora sull’usura. E spunta una relazione tra l’indiziato e la donna

20 maggio 2014
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TEMPIO. L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Lo ha confermato Angelo Frigeri, 32 anni ancora da compiere e una accusa da ergastolo che gli è piovuta ieri mattina per concorso nel triplice omicidio volontario di Tempio, imputazione da far accapponare la pelle, “aggravata da crudeltà e dai futili motivi”. Angelo Frigeri, domenica mattina, era a pochi passi dalla casa dell’orrore dove era stata massacrata, 24 ore prima, una intera famiglia che lui conosceva molto bene. Giovanni Maria Azzena, la moglie Giulia Zanzani e il loro figlioletto Pietro di dodici anni erano già nella morgue di Sassari in attesa delle perizie necroscopiche quanto Angelo Frigeri, Hogan ai piedi e bomber griffato, era in mezzo alla folla di curiosi a osservare il lavoro dei Ris attorno al negozio di scarpe della coppia trucidata, in via Villamarina, al centro di Tempio. Il procuratore della Repubblica di Tempio, Domenico Fiordalisi, e il titolare dell’indagine, il sostituto procuratore della Repubblica Angelo Beccu, hanno disposto ieri mattina l’arresto dell’uomo dopo una lunghissima notte trascorsa a contestargli inconfutabili prove.

Accuse. Senza mostrare un briciolo di pietà umana, sarebbe rimasto dentro l’appartamento degli orrori nel momento in cui si è consumata la strage che ha stordito e addolorato una città, la Gallura e l’intera isola. «L’indiziato – ha spiegato nel corso di una conferenza stampa tenuta al Comando provinciale dei carabinieri di Sassari il procuratore capo – stando alle indagini sin qui esperite dagli investigatori di Tempio e Sassari, supportati dai rilievi tecnico scientifici del Ris provinciale e regionale, ha avuto un ruolo primario nel triplice delitto. Un fatto di sangue di inaudita violenza che ha provocato enorme preoccupazione in Gallura». «La risposta dello Stato è stata tempestiva, e posso rassicurare la popolazione che non esiste alcun serial killer in libertà», ha spiegato Fiordalisi.

L’antennista. A pochi passi, negli uffici del reparto operativo di Sassari, l’indiziato (assistito dall’avvocato Giovanni Azzena) aveva appena concluso l’ennesimo interrogatorio della giornata. «Non ci sono state dichiarazioni da parte sua – ha precisato il capo della Procura gallurese – ma il suo fermo è stato deciso sulla base di prove certe e inconfutabili». Quelle tantissime tracce lasciate nella casa degli orrori e nel negozio di scarpe. Una casa che Angelo Frigeri conosceva a menadito perché la frequentava da tempo grazie alla pluriennale amicizia con Giovanni Azzena con il quale – sempre stando alle accuse – trafficava in commerci di auto e altre attività poco lecite.

La casa degli orrori. Un appartamento dove Angelo Frigeri era stato chiamato più volte anche da Giulia Zanzani, la quale lo incaricava di piccoli lavoretti e, questo l’aspetto ancora più inquietante della ancora non ben chiara strage di Tempio, avrebbe intrattenuto con il giovane una segretissima relazione sentimentale. Difficile, però, credere che Frigeri abbia potuto compiere da solo una mattanza di quella portata. Ma gli investigatori e gli inquirenti sono invece convinti che l’uomo, da sempre amante dell’eleganza e delle auto di lusso, abbia compiuto quel terrificante triplice delitto in perfetta solitudine, avendo il sangue freddo di attendere l’arrivo del bambino dopo l’uccisione dei due genitori e di finirlo con una corda attorno al collo: «Per togliere di mezzo un testimone scomodo – ha detto Domenico Fiordalisi – che era a conoscenza degli illeciti recenti e pregressi tra il genitore e il suo assassino».

Un crescendo di inaudita ferocia e di agghiacciante violenza: la ricostruzione ha sconvolto investigatori .

Indizi. Le tracce organiche e le altre prove sinora rinvenute dentro casa sarebbero tutte riconducibili al killer della porta accanto, all’amico di famiglia. Che – questa la parte del giallo che resta ancora irrisolto – non avrebbe avuto alcun movente o subìto sgarri che possano aver ingenerato un odio mortale. Angelo Frigeri, oltre a disseminare l’appartamento di sue impronte e tracce organiche nuove e pregresse (cosa facile, intrattenendo da tempo la presunta relazione con la donna) avrebbe anche bevuto una Red Bull tra un omicidio e l’altro.

Traffici. Gli affari che Angelo Frigeri intratteneva da anni con il suo amico Giovanni Azzena sarebbero stati comunque di piccolo cabotaggio. La vendita di auto usate di lusso, l’ultima delle quali, una Volkswagen Golf Tdi nera, era utilizzata da Giulia Zanzani, oltre allo smercio dei proventi di piccoli furti che i due avrebbero sempre diviso in parti uguali.

Il denaro. Nella tristissima vicenda di Tempio rispunta anche l’usura, il prestito a strozzo che aveva già inguaiato Giovanni Azzena otto anni fa. Un vizietto ridimensionato dalla precarie condizioni economiche di Azzena, il quale per prestare soldi doveva, a sua volta, chiederli ad altri strozzini. Il tutto sarebbe stato registrato, come in una partita doppia, in una agenda che l’uomo custodiva dentro il negozio di scarpe, sotto casa. Il negozio che Angelo Frigeri avrebbe aperto poco dopo le 15 del sabato pomeriggio, quando aveva già compiuto la mattanza (tutto da solo?) dentro l’appartamento degli orrori. Un passaggio, questo dell’uomo, registrato dalla telecamera di un bar, un occhio elettronico leggermente sfocato che avrebbe immortalato una figura esile mentre entra e esce dal negozio, una sagoma riconducibile, per abbigliamento e movenze, al killer della porta accanto. A quell’uomo che, all’improvviso e senza un apparente motivo, avrebbe preso tra le mani una spranga per uccidere la sua presunta amante, il migliore amico e il piccolo e innocente testimone di chissà quali altre brutture.

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