La Nuova Sardegna

Monte Prama, ritrovati i resti di un grande santuario

di Roberto Petretto
Monte Prama, ritrovati i resti di un grande santuario

Cabras, la prima ripulitura dalla vegetazione nel sito dei Giganti porta alla luce due blocchi scolpiti di arenaria. Le pietre potrebbero essere ciò che resta di un mega-edificio nuragico - FOTO

14 maggio 2014
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CABRAS. Parlare di scoperte forse è improprio e in ogni caso il puzzle è bel lontano dall’essere completato. Anche perché a Monte Prama, di fatto, la nuova campagna di scavi non è ancora cominciata. Però, dai primi interventi preliminari che preparano il terreno all’arrivo degli archeologi, qualcosa è saltato fuori. Due conci in arenaria che, per le particolarità con cui sono stati lavorati, fanno pensare che appartenessero a una struttura importante e imponente come un santuario. Ma è stata riportata alla luce anche una struttura circolare, delimitata da pietre, che potrebbe essere la famosa “capanna nuragica” di cui si è spesso favoleggiato. Per ora si tratta di ipotesi, frammentarie e poco supportate da elementi inoppugnabili. Gli esperti che saranno impegnati nella prima campagna di scavi «dopo 12.624 giorni» dalla conclusione della precedente (come ha ricordato utilizzando una matematica precisione l’archeologo oristanese Raimondo Zucca), sperano di trovare conferme alle teorie.

Si ipotizzano cose enormemente affascinanti, soprattutto grazie ai promettenti rilievi (che in passato si sono spesso rivelati attendibili) con il georadar. Un nuovo intervento è stato eseguito il 7 maggio e domani ci sarà la replica. Ma le risposte pesanti si potranno avere solo dagli scavi: saranno le pietre a parlare e ci vorrà molto tempo per ascoltarle, perché gli archeologi hanno giustamente, un metro di valutazione che non coincide con la semplificazione giornalistica e anche di fronte ai due conci riportati alla luce durante il lavori di diserbo nell’area di Monte Prama il discorso rimane sul piano delle ipotesi più che su quello delle certezze.

Rimane però il fatto che le prime “parole” pronunciate dalle due pietre prospettano un quadro suggestivo, confermando le ipotesi nate con i rilievi del georadar. I due conci sono in arenaria, innanzitutto. Non è una particolarità strana per Monte Prama: di arenaria sono le lastre delle tombe, le lastrine che delimitano il percorso della necropoli, i betili. Ma questi sono elementi diversi, che potrebbero far parte di un edificio più elaborato e maestoso, forse un santuario. Lo farebbe pensare anche la tecnica di lavorazione usata sui due conci. Entrambi i blocchi hanno, innanzitutto, una faccia a vista obliqua, che crea una “strombatura” del tipo che si riscontra, ad esempio, in alcune pietre del pozzo di Santa Cristina. E poi la presenza di incavi realizzati per poter colare il piombo con cui realizzare le “grappe” per unire i pezzi diversi.

Di quale edificio facevano parte i due blocchi? Qui si trona al pragmatismo degli archeologi che deve frenare le ipotesi. Lo diranno, forse, gli scavi. Ma di certo la storia di Monte Prama deve essere, in gran parte, ancora scritta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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