La Nuova Sardegna

E a far salire il conto c’è anche il Tfr

E a far salire il conto c’è anche il Tfr

Buonuscita ridotta negli ultimi anni, ma i più anziani hanno preso cash centinaia di migliaia di euro

08 maggio 2014
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SASSARI. Ma a quanto ammonta invece la buonuscita di fine mandato per i consiglieri? E che cosa indica questa particolare forma di liquidazione che non ha nulla a che fare col vitalizio? La base minima incassabile oggi col Tfr è all'incirca 33mila euro per una sola legislatura. Ma sui politici regionali di lungo corso è potuta ricadere sino a pochi mesi fa una pioggia di denaro molto maggiore: in qualche caso, superiore anche di dieci volte. Tutto questo perché ogni posizione soggettiva è a sé: più precisamente risente, a seconda delle legislature e delle misure varate nel tempo, delle norme più favorevoli in vigore nei periodi in cui il singolo ha cominciato e poi continuato la propria attività. Le disposizioni sono infatti state modificate numerose volte dai vari Consigli che si sono avvicendati. E in passato erano disposizioni decisamente più generose di quelle attuali. Così per chi ha molti anni di vita assembleare le diverse quote conteggiate fanno cumulo: e l'importo complessivo dovrà essere stabilito applicando le regole fissate via via, dunque con tranche tra loro disomogenee.

In linea di massima, e con le debite distinzioni rispetto a un qualsiasi lavoratore pubblico o privato, la somma equivale comunque a una gratifica. Si assegna un'unica volta, solo a conclusione dell'intera attività in aula, più o meno come se fosse una normale indennità di fine rapporto. Ma come nasce e come si costituisce questo Tfr? Sulla base delle attuali normative, oggi ciascun consigliere versa ogni mese in un fondo speciale il 10% della propria indennità lorda, 660 dei 6.600 euro (chi fa parte di una qualsiasi commissione ne mette da parte altri 120). Va ricordato che i 6.600 euro non costituiscono l'intero ammontare della "paga" di un componente dell'assemblea. Il quale ha infatti rimborsi forfettari personali pari a quasi 4mila euro per le spese di servizio: sono rimborsi diversi da quelli in passato assegnati ai gruppi, gli stessi che hanno generato due filoni d'inchieste penali, e risultano maggiorabili per eventuali spese di trasporto dalle aree di residenza verso Cagliari. Tutte queste ultime cifre non sono però conteggiabili ai fini dell’”assegno di fine mandato”. Almeno secondo quanto prevede l’attuale normativa.

A ogni modo, al termine dell'incarico politico, il risultato è chiaro: ciascun consigliere - vitalizio a parte – potrà tornare a casa con una somma cash tutt’altro che disprezzabile. Per l'esattezza si parla di una cifra pari, per il quinquennio, a 1 mensilità per ogni 12 di esercizio delle funzioni, anche se nel nel calcolo non si potrà superare il riferimento a un massimo complessivo di 10 anni. Il che riporta agli iniziali 33mila euro per una legislatura e a un po' più del doppio per due.

Ma i Tfr crescono in maniera esponenziale se si torna indietro nel tempo. Dunque le cifre percepite da chi ha svolto la sua attività istituzionale nelle precedenti legislature sono state in genere parecchio più elevate. Così come quelle in fase di pagamento da febbraio in poi per i politici più anziani che hanno collezionato due, tre o quattro mandati. Sì, perché il discorso più preoccupante per i contribuenti sardi riguarda evidentemente i riflessi sul presente derivati dal passato, quando in consiglio regionale vigevano regole che consentivano di versare al fondo quote percentuali parecchio più basse e di ritirare a fine mandato somme molto più consistenti. Le stesse norme che, permettendo fra l’altro prelievi anticipati dal fondo sul Trattamento di fine rapporto, oggi in Regione sarebbero alla base di un forte saldo negativo: per questa sola “voce” si parla di svariati milioni di euro. (pgp)

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