La Nuova Sardegna

Uccisi da chi vuol negare la libertà d’informazione

di Stefano Ambu

Cagliari, ricordati gli agguati mortali di Cosa nostra e le minacce nell’isola Iacopino (Ordine): pensiamo anche ai vivi. Siddi (Fnsi): sempre con i lavoratori

04 maggio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Giornalisti uccisi da mafia e terrorismo in Sardegna no. Ma i casi di minacce, secondo Ossigeno informazione, negli ultimi anni sono almeno tre. Con incendi in casa e fiamme alle auto. Molto più grave il bilancio fuori dall'isola. Un elenco lungo 28 nomi dal dopoguerra ad oggi. Da Cosimo Cristina, assassinato dalla mafia nel 1960, a Vittorio Arrigoni, rapito e ucciso nella striscia di Gaza nel 2011. Ventotto storie rievocate ieri nella settima giornata della memoria dei giornalisti uccisi, manifestazione itinerante organizzata dall'Unione cronisti italiani, che ha fatto tappa nell'aula del consiglio comunale di Cagliari.

In sala, molti parenti delle vittime. A cominciare da Fulvio Alfano, figlio di Beppe, eliminato dalla mafia in Sicilia nel 1993: nel momento più toccante, è riuscito a pronunciare solo quattro parole: «Allora avevo 10 anni». Poi ha detto grazie e non ha più parlato, bloccato da emozione e dolore. Insieme a Fulvio c'era la madre Mimma Barbaro, vedova di Alfano. Hanno voluto ricordare le vittime anche Giulio Francese, figlio di Mario, ucciso nel 1979, e Elena Fava, figlia di Pippo Fava, ammazzato a Catania da Cosa Nostra nel 1984. I parenti hanno sottolineato un tratto comune: diffamazione e depistaggio dopo la morte. Spesso si è cercato di spiegare gli agguati senza nominare la mafia. Salvo poi, a distanza di anni, scoprire che i tentacoli della Piovra dietro quegli omicidi c'erano eccome. Anche se si negava l'evidenza. Commovente la testimonianza di Paolo Piccinelli, figlio di Franco, gambizzato dalle Br nel 1979.

Affrontate dai rappresentanti di Ordine, Fnsi e Unci le minacce ai giornalisti e le querele temerarie. Così come il tema dei sottopagati. E i casi di cronisti che, stanchi e depressi, hanno deciso di togliersi la vita. «Ricordiamo i morti – ha detto Enzo Iacopino, presidente nazionale dell'Ordine – ma, prima che li ammazzino o si ammazzino, rispettiamo i giornalisti vivi». Per il segretario della Fnsi, Franco Siddi, sacrifici da non dimenticare. «Di fronte alla crisi e alla chiusure di giornali – ha aggiunto – non possiamo fare molto. Ma dalla parte dei lavoratori continuiamo ad andare dovunque ci sia bisogno di mettere in risalto certe situazioni».

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative