La Nuova Sardegna

Tra crisi e disoccupati si spera nel Piano giovani

di Alfredo Franchini
Tra crisi e disoccupati si spera nel Piano giovani

Nell’isola, in un solo giorno, il maggior numero di adesioni al database nazionale. I sindacati scettici: "Speriamo che il nuovo progetto non vada sprecato"

03 maggio 2014
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CAGLIARI. La festa del lavoro appena trascorsa è ancora la ricorrenza in cui, ricordando la battaglia per le otto ore, l’eccidio di Chicago e la strage del primo maggio 1947 in Sicilia a Portella delle Ginestre, il mondo produttivo ripropone i propri obiettivi di crescita? Nel trarre un bilancio dalle manifestazioni di giovedì scorso, la risposta sembrerebbe essere negativa visto che lo stesso sindacato ha deciso di celebrare la ricorrenza nei luoghi simbolo della crisi: da Pordenone, (scelta per la manifestazione nazionale di Cgil-Cisl e Uil per il caso emblematico dell’Electrolux), a Taranto (Ilva), passando per il Sulcis alle prese con la deindustrializzazione e l’inquinamento. Scelte che non sono una novità per il movimento sindacale ma che indicano la complessità del problema.

Disastro. Gli elementi del disastro lavoro sono racchiusi nei numeri che pubblichiamo in questa pagina ma qualcosa si muove: il primo maggio - data simbolica - è partito ufficialmente il progetto per dare una risposta ai disoccupati: impiego, apprendistato, formazione o anche servizio civile. E’ il progetto «Garanzia giovani», finanziato in Sardegna con 54 milioni di euro destinati potenzialmente a una platea di 75 mila persone comprese nella fascia tra i 15 e i 29 anni. Tutto ruota attorno ai profili individuali raccolti dalle agenzie accreditate e dai vecchi Centri servizi. «Verrà firmato un patto di servizio», spiega l’assessore Virginia Mura, «ed entro quattro mesi ad ogni giovane dovrà essere trovata un'occasione formativa o di lavoro».

Boom di click. Il piano è partito bene: ieri c’erano già state 7.500 adesioni a Garanzia Giovani di cui 567 in Sardegna contro 528 della Lombardia, 513 del Lazio, 458 della Campania, 458 della Sicilia.

Troppi Neet. «Speriamo che non sia un’altra occasione sprecata», afferma Oriana Putzolu, segretaria della Cisl, «l’impegno dovrà essere costante e ad alto livello per tutti e due gli anni previsti di attuazione». La situazione dei giovani in Sardegna è preoccupante: circa 42 mila ragazzi non lavorano e non studiano più, coloro che con un acronimo inglese vengono definiti Neet. «Tra gli under 24», dice Oriana Putzolu, «i disoccupati e gli inoccupati senza qualifica e senza titolo di studio sono undicimila. In un mercato del lavoro dove si contano 2.000 aziende in crisi potrebbe ripetersi quanto accaduto coi contratti di formazione e lavoro, cioè l’attivazione di un ridotto numero di contratti di garanzia giovani». La norma consente ai candidati di rivolgersi ad altre regioni, ma sarebbe un’ulteriore impoverimento».

Fiumesanto, Sulcis, Ottana. Nell’isola sono aperte quasi duemila vertenze di altrettante aziende in crisi. I poli industriali sono a pezzi: a Fiumesanto (Eon) 250 dipendenti diretti e altrettanti indiretti aspettano il piano per lo smontaggio dei gruppi e le relative bonifiche. A Porto Torres la crisi ha coinvolto 1.400 lavoratori di Matrica (tra diretti e indiretti).

Piano straordinario. Michele Carrus, segretario della Cgil, rivolge un nuovo appello alla giunta Pigliaru: «Un impegno per un piano straordinario del lavoro che restituisca una prospettiva ai giovani e ai troppi disoccupati e cassintegrati». Il governo della Regione, però, è contrario ai piani «straordinari», preferendo guardare a riforme strutturali. La Cgil replica: «Non possiamo subire le scelte del governo nazionale» avverte Carrus, il quale sottolinea che «non è sufficiente lamentarsi a Roma, occorre fare qui leggi e proposte utili per anticipare i cambiamenti e disegnarli così come noi li vorremmo». Il richiamo è a chi «ha ruoli di responsabilità, a un nuovo impegno per superare la crisi economica e sociale che, ogni giorno, si fa più pressante e insostenibile».

Alcoa. Ovviamente il primo maggio è un ricordo lontano per i lavoratori di Alcoa: «Non c’è nulla da festeggiare», ha detto Francesca Ticca, segretaria della Uil, «faremo ripartire la vertenza». Una battaglia che dovrebbe riguarda la politica industriale nazionale con la domanda: serve l’alluminio per il sistema Paese? La segretaria provinciale della Uil, Daniela Piras, aggiunge: «Attorno alla vertenza che riguarda i lavoratori diretti e degli appalti dello stabilimento Alcoa di Portovesme c'è solo silenzio e rinvii. E in questo modo non possiamo continuare ad andare avanti».

Sant’Efisio. Il dramma lavoro è arrivato anche alla sfilata di Sant’Efisio: scritte e striscioni per invocare un’occupazione. «Ho visto tante scritte con le richieste al santo di un lavoro per sè, i propri figli e nipoti», racconta il sindaco Massimo Zedda.

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