La Nuova Sardegna

Spettacolo in rivolta, gli operatori in piazza contro la Regione

di Sabrina Zedda
Spettacolo in rivolta, gli operatori in piazza contro la Regione

Annunciato il sit-in di fronte alla presidenza della giunta, a rischio duemila posti di lavoro

03 maggio 2014
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CAGLIARI. Di solito lasciano che siano gli altri a fare la voce grossa, a scendere in campo con il quaderno delle lagnanze per elencare le cose che non vanno. Stavolta, invece, hanno deciso di metterci la faccia, annunciando un appuntamento che avrebbero voluto non dare mai: il 15 maggio alle 11 gli imprenditori di cinema, teatro, danza e musica aderenti all’Agis Sardegna (la confederazione che rappresenta una cinquantina di imprese di spettacolo e cultura) saranno sotto la Presidenza della Giunta regionale, in viale Trento, per chiedere i soldi dovuti per legge come anticipazioni per il 2013, ma di cui sinora sono state erogate soltanto briciole.

E’ solo la prima mossa per dire basta a una situazione che si trascina da anni, e che rischia di mandare a casa due mila lavoratori del comparto, a cui sono da aggiungere le centinaia di operatori dell’indotto.

«Il settore è in grave crisi, e forse è più trascurato degli altri perché in Sardegna c’è questa brutta abitudine di considerare il mondo dello spettacolo come qualcosa di poco conto», è il lamento di Alessandro Murtas, presidente dell’Agis Sardegna. A creare difficoltà è in particolare il mancato versamento, da parte dell’assessorato alla Cultura, di un ulteriore 40% come anticipazione per le somme dovute per il 2013. Si tratta in sostanza di questo: dietro una garanzia fideiussoria, che l’imprenditore culturale deve obbligatoriamente presentare alla Regione, quest’ultima ogni anno eroga, a titolo di anticipazione per consentire un minimo di programmazione culturale e di spettacolo, una tranche tra il 70 e l’80 per cento dell’importo previsto.

Il problema è però, fa notare il vicepresidente del coordinamento Agis musica, Massimo Palmas, che per il 2013 alle imprese è stato erogato appena il 40% di quel 70 o 80, e in alcuni casi c’è chi è ancora in attesa persino delle anticipazioni per il 2012.

Una situazione insostenibile e non nuova, aggravata dal fatto che per il 2014 negli uffici regionali pare non si sia ancora mosso nulla. Solo la punta dell’iceberg di una crisi in cui, complici i tagli imposti dal rispetto del patto di stabilità, i fondi destinati al comparto si sono via via assottigliati, passando dai più di 11 milioni dell’era Soru ai 9 milioni del 2013, diventati sei milioni e novecento mila per il 2014.

«Siamo al capolinea – aggiunge Massimo Palmas – E il guaio è che il collasso del settore porterà alla Regione molti più costi».

Da qui l’appello al presidente Francesco Pigliaru, e all’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, a pagare quanto dovuto. Un appello, dicono dall’Agis, che nelle scorse settimane ha visto sensibile l’assessore alla Cultura, Claudia Firino, ma che si è poi scontrato con l’implacabilità dei tagli. Eppure le attività di cultura e di spettacolo «offrono un servizio anche nel più perduto angolo di Sardegna», dice Lelio Lecis, vicepresidente Agis. Un’osservazione rivolta a chi, continua Lecis, «vede lo spettacolo come una sorta di festicciola», considerando assistenzialismo i contributi erogati.

Sull’utilità delle attività di cultura e spettacolo parlano i dati Siae: «La Sardegna è la regione d’Italia dove si staccano più biglietti, e questo vuol dire che la qualità degli spettacoli è buona, altrimenti il pubblico non risponderebbe così», dice il responsabile Agis musica, Stefano Mancini. Il comparto langue, e ad aggiungere sofferenza si mette pure la burocrazia. Così, il settore ha deciso di preparare anche altre armi: sono in corso trattative con tre banche, per avere accesso più facile al denaro, ed è allo studio un “ufficio trasparenza” per esaminare i bandi pubblici.

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