La Nuova Sardegna

La Regione al governo: 500 milioni per ricostruire

di Umberto Aime
La Regione al governo: 500 milioni per ricostruire

In Consiglio viene approvato all’unanimità un ordine del giorno condiviso Il governatore Francesco Pigliaru: «Chiederemo con forza i fondi a Roma»

29 aprile 2014
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CAGLIARI. Cinque mesi e 11 giorni fa, l’alluvione, i 19 morti, le case devastate, il fango dappertutto, strade e ponti travolti, spaccati a metà. Era un lunedì, era il 18 novembre del 2013. È stato quello il giorno di un disastro che fa accapponare ancora la pelle al solo ricordo.

Eppure c’è persino di peggio fino allo sconcerto: a 40 settimane dal ciclone Cleopatra la ricostruzione non è neanche cominciata in nessuno degli ottantadue Comuni affondati e non si sa quando comincerà.

Perché per frar fronte ai 650 milioni di danni, cifra grossolana, in cassa ci sono appena 150 milioni, con il Governo che continua a negare alla Sardegna la differenza. Sono cinquecento milioni: promessi, annunciati, poi cancellati e addirittura rinviati ad altra data. Arriveranno, non arriveranno? Chissà. Ora basta, l’attesa è durata fin troppo.

La scossa. Con un ordine del giorno votato all’unanimità, ieri il Consiglio regionale ha provato a scuotere Palazzo Chigi, a mettere fretta a chi dovrebbe firmare il provvedimento che doveva essere urgente, ma le Camere continuano a occuparsi d’altro e quel mandato è bloccato, mentre altre Regioni i loro finanziamenti extra per far fronte alle calamità naturali i pare li abbiamo già avuti. La Sardegna no, per questo c’è stata in Aula la levata di scudi bi-partisan.

Centrosinistra, la maggioranza, e centrodestra, l’opposizione, insieme hanno dato mandato alla Giunta di fare pressione sul Governo per l’arrivo in tempi stretti di quei milioni adesso fantasma destinati alle infrastrutture, a dare ristoro a famiglie e imprese, a mettere in sicurezza le scuole danneggiate.

In una sola frase, a far sì che entro il 31 dicembre la Sardegna sia ricostruita. È un impegno, dovrà essere il primo dei doveri, è scritto nell’ordine del giorno condiviso dall’aula e dalla Giunta.

Le mozioni. All’inizio erano due. Una presentata da Giuseppe Fasolino (Forza Italia), l’altra da Giuseppe Meloni (Pd), gli unici due consiglieri regionali della Gallura, il territorio più colpito, ma soprattutto anche due sindaci. Fasolino di Golfo Aranci, Meloni di Liori Porto San Paolo. È proprio chi quand’era nei municipi ha toccato con mano e vissuto sul fronte il peso impressionante della devastazione, ad aver denunciato in aula l’assenza dello Stato.

La vergognosa assenza del Governo: «Finora non ha fatto nulla per aiutare le popolazioni messe in ginocchio dal ciclone», ha detto Fasolino. «È impossibile che tutto sia fermo», sono state le parole di Meloni.

Alla fine le due mozioni sono confluite nell’ordine del giorno che, secondo Pigliaru, «sarà molto utile alla Giunta per pretendere quanto dovuto». Un tavolo tecnico, ha aggiunto il governatore, è stato già aperto a palazzo Chigi, per mettere all’incasso quanto deciso a suo tempo dall’accordo fra Letta e Cappellacci, i presidenti dell’epoca ma finito nella voragine delle questioni politiche e parlamentari.

La conta. È stato ancora il presidente della Regione a fare la conta di quanto «abbiamo» e di quanto manca ancora. «Ora come ora – ha detto – abbiamo a disposizione 150 milioni che sono del tutto insufficienti».

Questo è il dettaglio: 20 sono nella contabilità speciale del commissario per l’emergenza, 24 sono previsti da una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica, altri 50 sono stati assegnati all’Anas per le infrastrutture più una sessantina ipotizzati ma ancora senza copertura finanziaria.

Sono nulla, perché possa essere aperto il cantiere della rinascita. Col Parlamento che finora ha dato il via libera solo al prestito a tasso zero da 90 milioni alle famiglie e alle imprese (a pagare i 6 milioni d’interessi saranno le casse pubbliche) e col Governo che non è andato oltre il rinvio del pagamento delle tasse per gli alluvionati.

Troppo poco: «Con forza – ha detto Pigliaru – ora andremo a pretendere quei 500 milioni che mancano».

Gli effetti. Il lungo ritardo ha provocato lo sconforto negli ottantadue Comuni. Ci sono elettori-alluvionati che per protesta non hanno votato alle elezioni regionali e non lo faranno il 25 maggio. Ci sono abitanti-alluvionati che non sanno più a quale santo votarsi: rischiano di non avere un futuro dopo aver perso tutto.

Lo Stato è scomparso, mentre «avrebbe dovuto essere presente da subito», ha detto Daniela Forma del Pd.

«Vergogna», ha aggiunto per tre volte il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, poco dopo che quello dell’Udc, Giorgio Oppi, aveva sollecitato l’immediato coinvolgimento del nuovo ministro dell’ambiente.

Fino a Luigi Crisponi (Riformatori) che ha chiesto di sapere la fine fatta dai milioni raccolti con le sottoscrizioni private a favore della Sardegna: «È un altro mistero». Certo, ma quanto fatto finora da Palazzo Chigi è davvero scandaloso.

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