La Nuova Sardegna

Le indagini a un bivio, il pm Rossi se ne va

di Giampiero Cocco
Le indagini a un bivio, il pm Rossi se ne va

Nuovo incarico a Bologna in Procura generale: già previsto, scatta il 30 maggio No comment sui dissidi dopo l’avocazione del fascicolo da parte di Fiordalisi

25 aprile 2014
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TEMPIO. L’avocazione degli atti d’indagine disposta dal procuratore della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi riguarda soltanto una delle tre inchieste avviate dal Pm Riccardo Rossi. Si tratta del fascicolo principale, quello relativo all’alluvione che ha colpito il 18 novembre 2013 la città di Olbia causando 6 morti e le devastazioni nel centro storico e nell’hinterland, uno straripamento di acqua, fango e detriti. Le sue concause sarebbero dovute, stando alle indagini, ai tombamenti e alle deviazioni artificiali dei corsi d’acqua che smaltiscono le precipitazioni dell’intero bacino imbrifero della piana di Olbia. In corso, poi, accertamenti sulla tempistica degli interventi da parte degli Enti preposti a fronteggiare l’emergenza a protezione della popolazione. Il cuore pulsante e grondante di responsabilità dell’intera inchiesta, insomma. A Riccardo Rossi, che il 30 maggio lascerà la Procura gallurese per andare a ricoprire l’incarico di Pm aggiunto alla Procura generale di Bologna (trasferimento già previsto da tempo) restano invece da chiudere o avanzare richiesta di proroga le due indagini aperte sulla morte delle tre persone precipitate nella voragine di Monte Pinu e quella relativa al fascicolo processuale avviato sul decesso della famiglia di italo-brasiliani (padre, madre e due figli) affogata nelle campagne di Arzachena. La delicatissima situazione che si è venuta a creare negli uffici inquirenti di Tempio dovrebbe sbrogliarsi la prossima settimana, quando i due magistrati dovrebbero rientrare in sede e procedere con i loro lavori. A scatenare lo tsunami giudiziario era stata la richiesta di proroga di indagini sul fascicolo principale avanzata al gip del tribunale da Rossi, il quale riteneva non ancora completate le indagini avviate 5 mesi fa sulle eventuali concause umane che hanno reso drammatico e devastante il passaggio del ciclone Cleopatra su Olbia. Quel fascicolo, e il suo segreto contenuto di nomi e circostanze, sarebbe poi passato, per naturale competenza, nelle mani del procuratore capo Fiordalisi (sul cui tavolo finiranno, tra poco più di un mese, anche i due fascicoli ancora formalmente in carico a Riccardo Rossi). Il quale ha invece anticipato i tempi avocando a sé gli atti e revocando il provvedimento di richiesta di proroga firmato dal suo sostituto ma non sottoscritto nè concordato con lui. Ora il fascicolo in questione dovrà seguire una procedura obbligata: essere chiuso entro il 18 maggio prossimo, sulla sola scorta delle indagini, delle testimonianze e delle perizie sinora acquisite e inserite nel faldone processuale, oppure prevedere la riformulazione, secondo le direttive del capo della Procura, di una nuova richiesta di proroga di indagini al gip. In ogni caso le tre inchieste dovranno necessariamente andare avanti sino alla conclusione, imminente, o posticipata di 6 mesi.

Restano invece da comprendere quali siano state le profonde divergenze di indirizzo investigativo che hanno portato allo scontro fra i due magistrati, con l’atto di forza del capo della Procura che ha richiamato al suo ufficio il fascicolo principale, quello più spinoso e gravido di provvedimenti dovuti al passaggio del ciclone. La bufera giudiziaria che ha sconvolto la Procura gallurese non è stata commentata in alcun modo dai due protagonisti. I quali, con aplomb inglese, si sono soltanto limitati a esprimere il classico «no comment» sulla clamorosa rottura di rapporti. Le inchieste, intanto, proseguono.

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