La Nuova Sardegna

Un primula rossa che sfuggì alle polizie di mezza Europa

di Manlio Brigaglia
Un primula rossa che sfuggì alle polizie di mezza Europa

Nato a Sassari, dove a 17 anni entrò nella gioventù socialista Nel 1921 aderì al Pcd’I, agente del Komintern in Spagna

22 aprile 2014
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di Manlio Brigaglia

Quanti sassaresi si ricordano oggi di Luigi Polano? Eppure se un giorno si parlerà dei grandi sassaresi, un posto per lui ci sarà di sicuro, insieme con quelli degli uomini che in ogni parte del mondo, lungo tutto il Novecento, si sono battuti per dare al mondo un destino migliore.

Certo, sassarese Polano è stato per poco tempo, rispetto ai suoi 87 anni di vita. Ma sono fondamentali, secondo me, i 20 anni della sua giovinezza: e andrebbero studiati con attenzione, partendo dalla esaurientissima biografia che ne ha scritto Guido Melis nel "Dizionario del movimento operaio italiano" di Detti e Andreucci, già nel 1978. Fu a Sassari che Polano fece il primo apprendistato del lavoro di tutta la vita: quello del "rivoluzionario di professione", un mestiere che ci consegna ogni volta biografie straordinarie ed esemplari, da seguire più sull'atlante geografico che sui libri di storia. Solo per dire di Polano, dal 1923, quando ripara in Francia (tornerà in Italia soltanto 22 anni dopo), le carte di decine di polizie lo segnalano in diverse città della Russia, in Francia, in Turchia, in Jugoslavia, in Finlandia, in tutti i posti dove fu anche arrestato e spesso condannato a brevi carcerazioni o all’espulsione.

Quella giovinezza sassarese è già segnata nel 1914, a 17 anni, dall'iscrizione alla gioventù socialista (di cui nel 1919 sarebbe diventato il segretario nazionale): forse verso l'intransigentismo già l'orientava anche l'educazione del padre, frequentatore dell'Unione popolare di Garavetti, Berlinguer e Satta Branca. Del resto studiava all'Istituto tecnico per ragionieri (preso il titolo, ebbe un breve impiego al Banco di Napoli) negli stessi anni in cui vi insegnava Massimo Stara, il leader carismatico del massimalismo socialista sassarese. Nel 1917 si trasferì a Roma: lavorò molto nel partito, collaborò a "L'Avanguardia", il giornale dei giovani socialisti, guidò manifestazioni di protesta contro il governo (ed ebbe il primo arresto), fu al Congresso di Livorno il portatore dell'adesione dei giovani socialisti alla costituzione del Partito comunista d'Italia.

Dall'avvento del fascismo deriva un suo breve ritorno obbligato a Sassari, dal giugno al novembre del 1923: organizzatore imperterrito, lavorò per il nuovo partito, guardato a vista dalla polizia. Due anni prima aveva sposato Maria Piras, oristanese, sua coetanea, che l'avrebbe seguito in Russia e soprattutto in Spagna, dove Polano fu mandato come uno dei "consiglieri" che controllavano l'andamento della guerra civile per conto di Stalin. La signora fu con lui, apprezzata interprete della missione sovietica: forse era lei il pezzo di Sassari che Luigi Polano si era portato per sempre nel cuore.

Della sua quasi incredibile impresa di interlocutore polemico di Mario Appelius, quando dal 1941 al 1944 si inseriva nei suoi "Commenti ai fatti del giorno", non raccontava quasi mai. Dove fosse sistemata la robusta emittente che gli permetteva di invadere ogni giorno, a quell'ora, la principale fonte di propaganda radiofonica del fascismo, non lo ha mai detto: pare che rifiutasse una risposta perfino a Enrico Berlinguer. Una volta glielo chiesi anch'io, con tutta la leggerezza possibile, a una cena di quella associazione per il riconosci mento della Germania democratica di cui fu presidente nazionale dal 1957 al 1973. Cambiò gentilmente discorso, ma si leggeva nei suoi occhi il pensiero che, in piena Guerra fredda, quel segreto sarebbe potuto venir buono ancora.

Negli anni del ritorno a Sassari fu segretario della Federazione dal 1945 al 1949. Più volte consigliere comunale, non solo a Sassari ma anche a Sorso e ad Alghero, deputato per tre legislature e anche senatore. Il figlio, Tello di diminutivo, all'anagrafe si chiamava Prometeo: nome rivoluzionario per eccellenza, che forse gli ricordava anche il titolo del giornale bordighista cui aveva collaborato nei primi mesi di vita del partito.

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