La Nuova Sardegna

appello a roma

Tuvixeddu, si decide sul lodo

La Regione ha chiesto la sospensione del risarcimento da 76 milioni

18 aprile 2014
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CAGLIARI. La salvezza della società Cualbu srl non dipende dall’arrivo dei 76 milioni di euro che la Regione deve pagare alla controllata Nuova Iniziative Coimpresa, la cifra che in base alla consulenza della Deloitte è stata riconosciuta dal collegio arbitrale alla società immobiliare come risarcimento per la mancata realizzazione del piano di edificazione sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu, bloccato con una sentenza definitiva dal Consiglio di Stato dopo che l’amministrazione Soru aveva imposto sull’area attigua a quella archeologica i vincoli per notevole interesse pubblico e successivamente quelli del piano paesaggistico.

La Regione ha già ricorso contro il lodo arbitrale, ma la decisione sul merito del ricorso è fissata all’8 novembre 2016 davanti alla Corte d’Appello civile di Roma. Nel frattempo la Regione aveva chiesto ai giudici della quarta Corte d’appello civile di Roma la sospensione dell’esecutività, richiesta respinta senza entrare nel merito della questione per il pericolo che un ritardo nel pagamento potesse far precipitare la situazione finanziaria del gruppo Cualbu, la cui sopravvivenza è stata considerata un interesse prevalente su quello pubblico. L’avvocato Federico Sorrentino, legale della Regione, ha però consegnato ai giudici il piano di ristrutturazione della Cualbu srl, omologato dal tribunale fallimentare di Cagliari, dove il risarcimento non compare. Quindi il costruttore - ha sostenuto il legale - avrebbe le risorse finanziarie per salvarsi anche senza il risarcimento regionale. I legali di Renato Soru, che partecipa al giudizio con gli avvocati Giampiero Contu e Giuseppe Macciotta, hanno depositato anche la sentenza con la quale il tribunale penale di Cagliari ha condannato per falso in atti pubblici a un anno di reclusione l’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni. Era stato infatti lui a sostenere - per il tribunale falsamente - che dalla firma dell’accordo di programma per Tuvixeddu nel 2000 fino al 2006, quando la Regione impose i primi vincoli, nell’area archeologica non era stato trovato alcunchè di nuovo e che di conseguenza l’allargamento dei vincoli non fosse necessario. E’ stato poi il Consiglio di Stato a ristabilire la verità con la sentenza di marzo 2010: i ritrovamenti archeologici c’erano e i vincoli imposti col Ppr sono ancor’oggi pienamente giustificati.

Opposta la posizione dei legali del gruppo Cualbu: vincoli inopportuni, il piano immobiliare di Nuova Iniziative Coimpresa era legittimo e doveva essere realizzato. Se è rimasto sulla carta la colpa è dell’amministrazione Soru, che di conseguenza deve pagare il risarcimento stabilito dal collegio arbitrale con un lodo che costerebbe alla Regione una somma ingente. I giudici della Corte d’Appello si sono riservati la decisione sull’istanza di sospensione dell’esecutività del lodo. Nel frattempo i legali di Cualbu hanno già notificato l’istanza di pignoramento alla Regione. (m.l)

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