La Nuova Sardegna

Onorato ci riprova: nuovo assalto a Tirrenia

di Alfredo Franchini
Onorato ci riprova: nuovo assalto a Tirrenia

Il numero uno di Moby possiede già il 40% delle azioni dell’ex compagnia di Stato

18 aprile 2014
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CAGLIARI. Vincenzo Onorato, numero uno di Moby, vuole accelerare i tempi per «liberarsi» del Fondo Clessidra dentro alla Tirrenia-Cin. I soci della compagnia di navigazione, tra cui lo stesso Onorato, sono stanchi della situazione paralizzante per l’ex compagnia di Stato e il presidente di Moby non ha intenzione di stare a guardare. Per questo il fondatore del team velico «Mascalzone Latino» avrebbe messo a punto un piano di cui si parla con insistenza negli ambienti del credito e della finanza. Un piano che può portare all’integrazione fra Cin e Moby, peraltro già prevista dai patti parasociali stipulati al momento dell'acquisizione della ex società pubblica.

L’obiettivo di Onorato, che possiede il 40% di Tirrenia, sarebbe quello di comprare il 35% della società in mano al Fondo Clessidra. Non è la prima volta che il presidente della Moby prova a smuovere l’azionariato dell’ex Tirrenia. Ma stavolta il piano che farebbe crescere la quota Moby al 75%, è più concreto. Onorato ha sulle azioni del Fondo Clessidra un’opzione call, cioè dispone di uno strumento che attribuisce all'acquirente il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare un titolo a prezzo di esercizio molto conveniente perché il rischio è limitato.

Il progetto Moby sarebbe in una fase molto avanzata perché - secondo le indiscrezioni - Vincenzo Onorato starebbe già trattando con Unicredit, (capofila di una cordata con altre banche), una linea di credito pari a venticinque milioni di euro. Se l’operazione dovesse andare in porto, a quel punto, Vincenzo Onorato otterrebbe il controllo della Tirrenia e potrebbe procedere alla fusione con la stessa Moby, così com’è previsto sin dalla nascita della nuova società di navigazione. Una sfida enorme anche per chi, come Onorato, è abituato alla competizione della Coppa America nella quale ha ottenuto un palmares velico di grande importanza.

Ad opporsi a questo scenario restano solo i due soci di minoranza: la società genovese Gip di Luigi Negri (15% di Tirrenia) e la Shipping investments (10%). Oggi a loro si aggiunge il pacchetto del fondo Clessidra con la quota del 35%, che peraltro, oltre ad essere azionista di Cin è presente nella compagine di Moby (col 32%). Se Onorato dovesse mettere le mani sulla Tirrenia, il Fondo Clessidra sarebbe destinato a uscire dalla compagine azionaria. (Tecnicamente verrebbe sciolto). E probabilmente altrettanto farebbero i soci di minoranza, Negri e la Shipping Investments che perderebbero tutto l’interesse a restare all’interno della Spa.

Certo l’unico ostacolo da superare non è di poco conto: è il parere dell’Antitrust e quello del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: con questa fusione, di fatto, si tornerebbe al monopolio che ha caratterizzato la marina mercantile italiana. Ma l’antitrust non potrà ignorare i patti parasociali esistenti e che prevedono la fusione.

Qualche mese fa, Onorato aveva rivelato pubblicamente di aver già fatto un’offerta al Fondo Clessidra in una lettera aperta che era comparsa sul giornale locale «Positano News». Si trattava di una lettera rivolta ai «marittimi della Tirrenia» nella quale, il timoniere di Mascalzone Latino affermava che l’Antitrust aveva già accettato il patto parasociale che prevede la fusione tra le due società in cambio di forti limitazioni nelle rotte da parte della Moby.

Secondo i dati forniti dall’amministratore delegato di Tirrenia-Cin, Ettore Morace, la compagnia ha trasportato l’anno scorso il 15% in più di passeggeri, circa tre milioni, e il 12% in più di merci. Il bilancio si è chiuso per Tirrenia-Cin con un attivo di circa un milione e 100mila euro. Ma è guerra di cifre: Onorato contesta i dati di Morace e ricorda, invece, il crescente indebitamento della Tirrenia.

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