La Nuova Sardegna

Pd sardo nella bufera per le primarie a Sassari

di Luca Rojch
Pd sardo nella bufera per le primarie a Sassari

Il segretario Lai minimizza: «Nell’isola partito compatto verso le elezioni» Ma riesplode la lotta tra correnti. E ci sono le grane Olbia, Oristano e Alghero

17 aprile 2014
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SASSARI. Effetto domino. L’ultima scossa tellurica rischia di cambiare per sempre la geografia del potere nel Pd. Di spostare i punti cardinali del partito. La vittoria costruita dall’outsider Nicola Sanna alle primarie per diventare sindaco di Sassari è l’innesco di un’ esplosione che incendia i democratici. La rivoluzione rischia di contagiare altri centri.

Molti erano certi. Sanna non ha il fisico, il carisma, la baldanza renziana. E chi riusciva a muoversi dentro il labirinto delle correnti del Pd sapeva anche che Sanna non aveva dietro di sé i top player del partito. Silvio Lai, Giacomo Spissu, Gianfranco Ganau e i soriani lavoravano contro di lui. La cronaca di una sconfitta annunciata si è trasformata in una vittoria destabilizzante. Il segno di uno scossone che parte dal Nord, ma rischia di stravolgere gli equilibri di forza di tutto il partito.

La rivoluzione alla fainé si abbatte su un Pd che si avvicina alla tempesta. Presto, prestissimo i democratici dovranno mostrare il loro volto migliore, un’unità almeno di facciata. A maggio ci sono le Europee e le amministrative in molti comuni chiave. A giugno si celebra il congresso regionale. E il partito rischia di arrivare a pezzi. Anche perché anche in altri comuni la guerra tra correnti è feroce.

Il normalizzatore. Il segretario Silvio Lai si veste da pompiere e prova a spegnere l’incendio. «Il partito è compatto – dice –, in modo particolare a livello regionale. Abbiamo trovato l’unanimità sulla candidatura alle Europee di Renato Soru. Abbiamo trovato l’armonia tra le correnti anche in consiglio regionale. Non credo si possa parlare di terremoto».

La geografia. Il partito in questo momento si regge su un’architettura delicatissima. Poggia su un accordo a tre, Antonello Cabras, Renato Soru, Paolo Fadda. Il patto di non belligeranza ha garantito al Pd di superare il caos arrivato subito dopo la vittoria delle primarie di Francesca Barracciu. La convergenza ha portato Francesco Pigliaru alla presidenza della Regione, e Renato Soru a essere il candidato unico per le Europee. In molti dicono che Soru in caso di eurobocciatura sarà il prossimo segretario regionale del partito. Il resto del Pd è polverizzato. La minoranza ha diverse anime. I super-renziani, rappresentati da Gavino Manca, Chicco Porcu e Pierluigi Caria, non sembrano avere troppo appeal. Il senatore Gian Piero Scanu per ora balla da solo, come il consigliere regionale di Nuoro Roberto Deriu. Gli ex Ds troppo pochi per fare paura. Ma il modello della alleanza tra piccoli, portato avanti da Nicola Sanna per le primarie di Sassari, potrebbe diventare la chiave per rovesciare i rapporti di forza.

La guerriglia. Sotto la pelle liscia e sorridente da conferenza stampa, il Pd mostra profonde rughe. Il partito è sfilacciato e affronta i conflitti che lo lacerano in tutta l’isola.

Olbia. In Gallura i democratici sono spaccati a metà. Da una parte il gruppo di Carlo Careddu, vicesindaco di Olbia e Giuseppe Meloni, consigliere regionale, che ha subito espresso solidarietà a Silvio Lai a nome del gruppo. Dall’altro Pierluigi Caria e Gian Piero Scanu. Una lotta tanto accesa che rischia di far cadere il sindaco Gianni Giovannelli. In queste ore si discute di rimpasto in giunta. E il Pd in Consiglio ha 2 gruppi distinti. Il Pd1 e il Pd2.

Alghero. Mancano solo 9 giorni per presentare le liste e ad Alghero i democratici sono al centro di uno scontro feroce. Da una parte l’ex presidente del consiglio regionale Mario Bruno, per ora l’unico candidato sindaco del Pd. Il solo ad avere presentato le firme per le primarie di coalizione, saltate per assenza di sfidanti. Dall’altra alcuni esponenti della segreteria cittadina che tentano di mettere in piedi un’alleanza con le forze moderate di solito vicine al centrodestra: Udc e Riformatori sardi. Un’operazione che prevede il passo indietro di Bruno in favore di un candidato condiviso. Ma lui ha già fatto sapere di essere pronto a correre in ogni caso, anche contro il Pd.

Oristano. Le tensioni nel Pd oristanese si ripercuotono sulla giunta Tendas. A due anni dalla vittoria elettorale alle Comunali, il principale partito della coalizione di centrosinistra mette sotto accusa l’esecutivo, pretende un rilancio dell’azione di governo e chiede un rimpasto. Sul banco degli imputati ci sono anche assessori del Pd. Quello ai Servizi sociali, Maria Obinu e il vicesindaco Giuseppina Uda, non iscritta al partito, ma in quota al sindaco Guido Tendas. In bilico anche l’assessore Efisio Sanna. Il primo cittadino fa muro e difende la squadra. Ma le pressioni aumentano. Il segretario provinciale Gianni Sanna si rifiuta di parlare dei contrasti, ma non perde occasione, attraverso i social network, per lanciare critiche all’amministrazione. Il segretario cittadino, Momo Tilocca, manifesta riserve sull’azione della giunta. Alla finestra i due consiglieri regionali del Pd Oristanese, Antonio Solinas e Mario Tendas, cugino del sindaco.

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