La Nuova Sardegna

«Sì, fondi dirottati per salvare Abbanoa»

di Mauro Lissia
«Sì, fondi dirottati per salvare Abbanoa»

I vertici confermano: 166 milioni destinati a infrastrutture spostati sulle spese correnti. «Ma nessun danno per la Regione»

15 aprile 2014
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CAGLIARI. Alla fine è arrivata una sorta di confessione pubblica: «E’ vero - ha detto il direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas - tra il 2005 e il 2012 abbiamo utilizzato 166 milioni destinati agli interventi sulle infrastrutture per le spese correnti, è stata un’anticipazione, un giroconto deciso per garantire la continuità aziendale». Soldi dirottati, quindi. Usati per pagare gli stipendi e tenere in piedi la baracca. Nel linguaggio giudiziario si direbbe distratti: la Regione li aveva versati nelle casse della società in house perché li spendesse in impianti idrici, invece sono finiti altrove, su conti correnti diversi. Senza danno, però. Almeno a sentire i dirigenti: «Tutti gli interventi finanziati sono in corso - ha spiegato Murtas - e proseguono in base ai piani di avanzamento, niente è stato sospeso». Di più: per l’amministratore unico uscente Carlo Marconi non c’è una sola impresa, fra quelle impegnate nei lavori in corso, che sia rimasta in panne. Debiti pagati fino all’ultimo euro: «Risulta tutto, è tutto nelle carte». A sollecitare il chiarimento, davanti a un’affollata assemblea dei soci Abbanoa convocata all’hotel Panorama, è stato l’avvocato Giovanni Manca per conto del comune di Carloforte. Il legale aveva letto le relazioni degli organi di controllo e la prima parte del rapporto dell’advisor Deloitte & Touche. Soprattutto sapeva dell’inchiesta giudiziaria contro ignoti per peculato, falso e abuso d’ufficio, che il pm Giangiacomo Pilia sta per concludere. Nell’ipotesi accusatoria il peculato starebbe esattamente in quello che Murtas ha chiamato giroconto, perché si tratterebbe di uso improprio di denaro pubblico da parte di un pubblico ufficiale: «Non sarebbe il caso di mettere le carte in tavola?» ha chiesto il legale, rivolgendosi anche agli specialisti di Deloitte. La risposta è arrivata, ma basterà a convincere la Procura, che intanto va avanti anche nella procedura di fallimento basata sul presunto stato di insolvenza di Abbanoa, il cui bilancio 2013 si è chiuso con debiti per 803 milioni? A leggere la nota diffusa fra i soci dai dirigenti della società «l’istanza di fallimento (presentata dalla Procura di Nuoro e ereditata per competenza territoriale da quella di Cagliari, ndr) è priva di fondamento». Di certo, come ha spiegato opportunamente l’avvocato Manca, il trasferimento del fascicolo fallimentare nel capoluogo non va rappresentato come una vittoria della difesa di Abbanoa e della Regione: «E’ ancora tutto in ballo» ha avvertito il legale. Così come sono in ballo il piano di ristrutturazione, che per gli esperti di Deloitte «è stato avviato ma è ancora tutto da realizzare» e soprattutto i difficili rapporti con le banche, piuttosto restie a concedere fiducia alla società in house della Regione, malgrado la recente capitalizzazione da 142 milioni, la riduzione dell’indebitamento ottenuta soprattutto con tagli dei costi e la lettura ottimistica dello stato finanziario proposta al tribunale fallimentare dai legali di Abbanoa. Un esempio: se l’esercizio finanziario 2011 si era chiuso con un disavanzo di 11 milioni di euro, nel 2013 - a leggere la nota diffusa da Abbanoa - i conti sono in pareggio. Sebbene l’incognita dei crediti continui a pesare sull’analisi del bilancio: Abbanoa insiste nel dichiarare debiti verso le banche per 83,96 milioni e verso i fornitori per 271 milioni. Un dato che sarebbe fondato se i crediti per 642 milioni indicati nel bilancio 2013 fossero tutti esigibili. Secondo Deloitte quest’aspetto dev’essere verificato. Una risposta indipendente potrebbe arrivare dal consulente della Procura Giuseppe Aste, che ha concluso il suo lavoro.

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