La Nuova Sardegna

Agricoltura a rischio, alla mafia fa gola

di Alfredo Franchini
Agricoltura a rischio, alla mafia fa gola

Convegno Coldiretti, il procuratore Mura: delinquenti sardi affiliati alla ’Ndrangheta. I casi energie rinnovabili e peste suina

15 aprile 2014
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CAGLIARI. Sul tavolo c’è un formaggio pecorino e due bottiglie di cannonau e di vermentino. Tutto venduto in Sardegna, come da regolare scontrino. Piccolo particolare: il pecorino è stato prodotto in Romania e il vino rosso è un Bardolino che arriva dal Veneto per due euro e mezzo. E’ la rappresentazione scenica che la Coldiretti ha scelto per aprire il convegno dallo slogan “Anche la Sardegna è terra di agromafie”? Un tema affrontato senza pregiudizi e sul quale è rimasto il punto interrogativo. E’ servito però a quantificare il danno: tre miliardi di euro, il peso dei prodotti taroccati.

Il rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, realizzato dall’Eurispes e presentato ieri dal presidente dell’istituto di ricerca, Gian Maria Fara, è stato lo spunto per una sessione di lavori che ha attraversato il problema dei consumatori alle prese con prodotti contraffatti per arrivare alle questioni economiche. Che hanno richiamato l’attenzione di Mauro Mura, Procuratore generale della Procura di Cagliari, e del magistrato Gian Carlo Caselli, oggi presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. I lavori, coordinati dal giornalista della Nuova, Pasquale Porcu, hanno avuto, tra gli altri, il contributo dell’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi.

“Tutte le volte in cui assistiamo alla combinazione di affari importanti dobbiamo stare attenti”, ha spiegato Mauro Mura. Il procuratore ha portato due casi: quello delle fonti rinnovabili e quello della peste suina. “Sul fronte dell’energia rinnovabile”, ha detto, “abbiamo idea che la criminalità organizzata si sia radicata. E voglio parlare della distorsione che riguarda l’impresa agricola”.

Il costo degli investimenti, in questo campo, è stato ridotto dai forti contributi: “Su questi elementi si è sviluppata l’intelligenza di alcuni imprenditori e di grandi società il cui capitale potrebbe essere anche straniero e potrebbe essere contaminato da criminalità organizzata”, spiega Mauro Mura, “così assistiamo all’espandersi in tutta l’isola di impianti di energia fotovoltaica con una redditività che si aggira sui venti milioni di euro a fronte di intere campagne coperte da serre fotovoltaiche all’interno delle quali, dopo quattro anni, non è stato prodotto niente”...Campagne che vengono sottratte allo sfruttamento agrario, dunque.

Interessante il caso peste suina e lingua blu che ha, come grande problema, quello dello smaltimento delle carcasse che dovrebbero essere incenerite in tre centri. “Sappiamo per certo che solo in minima parte le carcasse vengono portate in quei centri”, afferma il Procuratore, “in larga misura sono portate altrove per produrne mangimi ed essere successivamente commercializzate”. Il danno che ne deriva è evidente. Mura ha quindi spiegato dei possibili “favori” tra la malavita del centro Sardegna e la Camorra a proposito di un sequestro di persona di cui fu vittima un imprenditore del settore pulizie in Campania. Non è tutto: “Ho avuto notizia, si tratta di una voce confidenziale, che ci sia stata affiliazione a Buoncammino di delinquenti comuni sardi effettuata da parte di noti esponenti della 'ndrangheta calabrese”.

La Sardegna è caratterizzata dal non avere una struttura “stabile” del crimine ma le infiltrazioni ci sono. Di “inquinamento economico” ha parlato anche il questore di Cagliari, Filippo Dispenza, il quale ha auspicato che “il crimine sia depauperato”, privato cioè di quella credibilità di cui gode agli occhi degli “associati” per i quali “la prigione è solo un rischio d’impresa”.

Tutto questo può essere assimilabile alla questione dell’agromafia? Coldiretti risponde con una serie di gigantografie: dal pecorino prodotto in Romania al Consorzio per il latte, (“finanziato dal Cipe per 50 milioni e nonostante lo stabilimento ottenuto gratis è stato avviato al fallimento per troppi soldi”?); la foto della protesta al Brennero con in prima fila la bandiera sarda: si protesta per i Tir colmi di prosciutti semilavorati che arrivano dall’estero e che saranno marchiati made in Italy.

Si finisce con l’olio: “Perché affannarsi a portare in Italia l’olio spagnolo (il 90% del mercato)? Più facile acquistare un brand. E’ il caso dei marchi Bertolli e Carapelli. Olio italiano? Questo pensa il consumatore ma arriva tutto dalla Spagna”.

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