La Nuova Sardegna

La sorella di Usai: «Forse ha trovato uno tosto come lui»

dall’inviata
La sorella di Usai: «Forse ha trovato uno tosto come lui»

L’operaio assassinato era uscito dal carcere pochi mesi fa Spaccio di droga e altri reati, poi la passione per i cavalli

14 aprile 2014
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DALL’INVIATA A LANUSEI. La casa di Silverio Usai, nel quartiere popolare di Monte Attu, aveva il portoncino capo scala ancora spalancato.

Dalla villetta a schiera, uguale a tutte le altre del rione, nessun segno di vita. Nello spiazzo, a pochi metri dall'ingresso, la carcassa dell'auto dell'ucciso, un'Alfa Romeo 156 di colore nero incenerita da un recente incendio, appiccato nel novembre scorso a distanza di pochi giorni dall'uscita del giovane operaio dal carcere di San Daniele.

Un “regalo” a dir poco spiacevole, un avvertimento che qualcuno ha voluto fare al giovane dal passato turbolento che, stando al racconto di alcuni amici e parenti, si era lasciato alle spalle. Insomma, da cinque mesi a questa parte Silverio Usai aveva deciso di mettere la testa a posto.

«Era superbo – ha detto la sorella Lucia, anche se solo da parte di padre – ma in fondo, era un bravo ragazzo. Ci volevamo bene e sabato l'ho aspettato a lungo finchè non mi hanno detto ciò che gli era successo».

La donna parla davanti alla chiazza di sangue lasciata sull'erba, unico segno evidente della tragedia rimasto nel piccolo fazzoletto di terra. Racconta di rapporti particolari all'interno della famiglia, di legami spezzati, di dolori profondi che hanno segnato l'esistenza di tutti.

«Mio fratello evidentemente ha trovato uno tosto come lui – ha aggiunto addolorata – anche se da tempo aveva cambiato temperamento e pensava solo a lavorare e a stare in famiglia. Silverio vendeva legna e stava aspettando un lavoro dal Comune. Amava i cavalli e con loro ci sapeva fare. Quando all'inizio mi hanno detto che era stato ferito dall'animale, non ci ho creduto. Erano una cosa sola».

Nell'ottobre del 2012 Usai era stato arrestato con altri tre giovani, accusati a vario titolo, di un giro di droga, furti, ricettazione, ma anche porto illegale di armi.

Allora la vittima di sabato venne considerata dagli inquirenti uno degli elementi di spicco della malavita locale, che copriva un ruolo importante nel giro di droga e armi.

«Si tratta di spaccio minuto – aveva spiegato allora il questore di Nuoro, Pierluigi D'Angelo nel corso della conferenza stampa – ma è comunque un giro che sta incidendo parecchio sulla sicurezza dei cittadini e del territorio. Le persone raggiunte dalle ordinanze – aveva aggiunto – trafficavano droga ma non disdegnavano di commettere altri reati per procurarsi il denaro del quale avevano bisogno. Sono state, infatti, intercettate mentre cercavano di svaligiare il chiosco di Foxi lioni».

Ma dal novembre scorso l'operaio-venditore di legna era stato sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e pare che la sua vita fosse cambiata.

Un vissuto legato alle vicende dolorose che hanno caratterizzato la famiglia Usai: sette figli di cui due, con precedenti penali, uccisi a colpi d'arma da fuoco e uno in carcere perchè accusato dell'omicidio di uno zio.

Duilio, 39enne, è stato infatti condannato in via definitiva a 15 anni di carcere per aver ucciso nel maggio del 2002 lo zio Peppino, fratello del padre, con due colpi di pistola.

Luciano, invece, il maggiore della famiglia, era stato attirato dai suoi killer fuori casa. L'unico modo per poterlo raggiungere visto che si trovava agli arresti domiciliari. Lo avevano chiamato per nome e una volta all'esterno lo avevano ammazzato con due fucilate. Allora, nel 2000, Silverio aveva appena 16 anni, era in piena adolescenza. Ora i due fratelli, segnati dallo stesso drammatico destino si ritroveranno a condividere anche la stessa tomba. (k.s.)

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