La Nuova Sardegna

Ranno, salvati dalla prescrizione

Una sola condanna per lo scandalo grazie all’errore commesso dalla Cassazione

12 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. All’udienza preliminare gli imputati erano 48, poi tra prosciglimenti, assoluzioni e prescrizione dei reati con 120 udienze in tribunale, appelli e Cassazione, a pagare per la truffa coi fondi Fideuram, il più clamoroso caso politico-giudiziario mai avvenuto in Sardegna, sono rimasti in due: la promotrice finanziaria Gabriella Ranno, che ha patteggiato quattro anni e due mesi già alla conclusione dell’inchiesta e da ieri anche Carlo Boi, l’ex commissario dell’Isola cui la Corte d’Appello presieduta da Fiorella Pilato ha inflitto tre anni e quattro mesi di reclusione per riciclaggio, di cui tre condonati. Gli ultimi cinque imputati che la Corte di Cassazione aveva giudicato colpevoli di peculato, se la cavano grazie a un clamoroso errore di calcolo sui termini della prescrizione dei reati commesso dai magistrati di Roma, che annullando il colpo di spugna del secondo giudizio, deciso dalla Corte d’Appello il 9 marzo 2012 grazie alla modifica delle imputazioni principali, a luglio dell’anno scorso aveva rinviato il procedimento a un nuovo collegio cagliaritano dopo aver riletto i fatti in base al primo impianto accusatorio: non più abusi d’ufficio come stabilito dai giudici dell’appello ma di nuovo peculati come deciso dal tribunale di Cagliari, che gli imputati avrebbero commesso per aiutare la promotrice finanziaria Gabriella Ranno a piazzare negli enti strumentali della Regione i suoi fondi di investimento a tasso fantasioso. Niente prescrizione consumata dunque, per la Cassazione: in base alle rinnovate nuove accuse e a una colpevolezza accertata al massimo grado del giudizio i termini risultavano in scadenza tra il 2015 e il 2016.

Con tanto tempo a disposizione, la Corte d’Appello ha fissato la prima udienza del processo-bis all’8 aprile, ma quando il pg Valerio Cicalò ha controllato i termini reali della prescrizione si è accorto che per l’ultimo fatto di peculato la data era il 28 marzo scorso. Tutto prescritto dunque, tranne un riciclaggio: quello addebitato a Boi, che però ha evitato la condanna per peculato.

Se la scampano dunque, grazie a una buona dose di fortuna, l’ex assessore regionale Andrea Pirastu (condannato a otto anni in primo grado), gli ex presidenti di Coopfin Gonario Gianoglio (quattro anni) e Antonio Medardi (cinque anni e mezzo), l'ex direttore amministrativo di Coopfin Adriano Confalone (cinque anni) e l'ex commissario liquidatore dell'Emsa e azionista unico dell'Igea Franco Martucci (quattro anni). Per tutti ritorna però in ballo la condanna a risarcire gli enti danneggiati e Banca Fideuram, che nel processo era parte civile: i giudici dell’appello hanno confermato le statuizioni civili, quindi i sei imputati dovranno pagare. I fatti trattati al processo sono stati al centro della cronaca per un decennio e poi di un processo articolato nel primo grado in 102 udienze: stando alle accuse, confermate dalla Cassazione, l'allora assessore regionale Andrea Pirastu avrebbe aperto la strada alla fidanzata Gabriella Ranno chiedendo ai vertici degli enti strumentali di investire sui fondi Fideuram proposti dalla promotrice finanziaria.

Fondi che in base a contratti contraffatti avrebbero garantito un rendimento altissimo senza rischio. Scoperta la truffa, la promotrice è stata la prima a finire nei guai ma in sedici verbali di interrogatorio ha chiamato in causa decine di persone che a suo dire l'avevano aiutata ad alimentare il proprio portafoglio clienti con enti pubblici. I difensori erano Giovanna Corrias Lucente, Guido Manca Bitti, Massimiliano Ravenna, Luigi Concas, Luca Pirastu, Mario Canessa e Michele Loy. Quindi la Corte ha aggiornato l’udienza per repliche e sentenza. (m.l)©RIPRODUZIONE RISERVATA

La tragedia

Tre vite e tre famiglie distrutte nello schianto sulla Sassari-Alghero

di Davide Pinna
Le nostre iniziative