La Nuova Sardegna

Sulla legge elettorale cinque ricorsi al Tar: «È incostituzionale»

di Alfredo Franchini
Sulla legge elettorale cinque ricorsi al Tar: «È incostituzionale»

Lo sbarramento ha escluso partiti con migliaia di consensi Ma altre associazioni sono pronte a rivolgersi al giudice

11 aprile 2014
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CAGLIARI. Legge elettorale sarda sotto accusa: ci sono già quattro ricorsi al Tar e un altro se ne aggiungerà oggi contro la normativa che ha portato all’elezione del nuovo Consiglio regionale. I motivi dei ricorsi sono diversi: dall’esclusione di partiti che hanno avuto migliaia di voti e sono rimasti fuori, (eclatante il caso di Michela Murgia che aveva avuto più di 70 mila voti), all’elezione di solo quattro donne.

Gli avvocati Andrea e Paolo Pubusa hanno presentato il primo ricorso in rappresentanza di un gruppo di venticinque cittadini; Pubusa, ex consigliere regionale, ha messo in rilievo proprio le censure di natura costituzionale rispetto alla legge elettorale che fu approvata sul finire dell’anno passato, a pochi mesi dalle elezioni. Una legge che ha ignorato la parità di genere tanto che sono state elette pochissime donne e che ha ridotto la rappresentanza di alcuni territori, (Gallura, Ogliastra e Medio Campidano). Una legge che ha tenuto fuori partiti che, pur raccogliendo migliaia di consensi, non hanno superato le soglie di sbarramento.

Altri due ricorsi sono stati presentati dagli avvocati Antonio Nicolini e Antonello Rossi in difesa di Angelo Stochino non rieletto in Ogliastra e di Nicola Cau che aspirava ad avere un seggio nel Medio Campidano. Per questi casi l’udienza è stata fissata per il prossimo 18 giugno.

Il quarto ricorso al Tar è stato presentato dall’avvocato Adriano Sollai ed è tutto incentrato su un solo punto: le soglie di sbarramento concepite in modo tale da tenere fuori anche chi ha ricevuto un consenso popolare enorme.

A questi ricorsi presentati ieri se ne aggiungerà un altro, già annunciato per stamani. Lo presenteranno Flavio Cabitza, presidente dell’Associazione per la tutela dei diritti dei sardi, fondatore del Movimento «Quinto Moro» e tesserato Psd’Az, con l’avvocato olbiese Roberta Campesi.

Nel caso in cui fossero accolte sia la censura sul premio di maggioranza sia quella sulle soglie di sbarramento, entrerebbero in Consiglio regionale forze politiche come «Sardegna Possibile» di Michela Murgia e la «Coalizione del popolo sardo» di Mauro Pili, a scapito dell’attuale ripartizione dei seggi fra centrosinistra e centrodestra. Se la Consulta censurasse la sola norma sugli sbarramenti, facendo salvo il premio di maggioranza, l’ingresso degli esclusi in Consiglio avverrebbe a spese della coalizione di centrodestra guidata dall’ex presidente Cappellacci. «Questa legge è una truffa», hanno contestato Pubusa e Mario Ligas, fra i firmatari del ricorso. «È il risultato di una conventio ad excludendum fra i partiti maggiori per escludere le liste minori. È una legge che consente le furbate alla Cappellacci, come l’adesione tecnica alla lista Zona franca per esentare i promotori dalla raccolta delle firme». Bisogna garantire sì la governabilità - ha osservato Antonello Murgia, fra i firmatari del ricorso - «ma ciò non può essere fatto a scapito della rappresentanza».

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