La Nuova Sardegna

P3, ok a intercettazioni di Verdini e Dell’Utri

P3, ok a intercettazioni di Verdini e Dell’Utri

L’uso autorizzato dal Senato. A Roma salta l’apertura del processo a Cappellacci. Un giudice chiede di astenersi

10 aprile 2014
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ROMA. Un problema di notifiche ha fatto saltare l’apertura del processo pubblico alla P3, in cui sono coinvolti l’ex governatore Ugo Cappellacci, l’affarista Flavio Carboni e altri sei imputati sardi. La presidente della quarta sezione del tribunale di Roma, Laura De Girolamo, ha aperto l’udienza in orario, in un’aula affollata soltanto di avvocati. Poi ha fatto l’appello degli imputati e ha constatato come per tre di loro - Arcangelo Martino, Marcello Garau e Pinello Cossu - mancasse al fascicolo la prova della notifica sulla fissazione del processo pubblico. Non solo: uno dei giudici che fanno parte del collegio, Annalisa Pacifici, ha chiesto di astenersi perchè è la cognata di uno dei legali impegnati nel dibattimento, l’avvocato cagliaritano Massimiliano Ravenna. Il 28 maggio il tribunale verificherà se l’ostacolo tecnico delle notifiche è stato superato e affronterà con un’ordinanza quello della sostituzione del giudice. Difficile però che il dibattimento decolli già alla prossima udienza: resta da sciogliere il nodo che riguarda Denis Verdini, Marcello Dell’Utri e Nicola Cosentino, la cui posizione era stata stralciata all’udienza preliminare in attesa che la giunta del senato concedesse il via libera all’utilizzo delle intercettazioni che li riguardano: l’autorizzazione è arrivata proprio ieri e riguarda solo Verdini e Dell’Utri, mentre gli atti su Cosentino sono stati restituiti per chè il Senato si è dichiarato incompetente. Si tratta di posizioni strettamente intrecciate a quelle di altri imputati, su tutti Cappellacci e Carboni. Difficile che il tribunale decida di andare avanti prima che si creino le condizioni per riunificare i procedimenti. L’ipotesi più probabile è che il processo possa partire concretamente, con tutti e venti gli imputati, soltanto in autunno se il gup avrà disposto il rinvio a giudizio dei tre parlamentari.

Cappellacci, difeso da Guido Manca Bitti e Alessandro Diddi, deve rispondere di abuso d’ufficio per la nomina di Ignazio Farris alla direzione dell'Arpas. Per la Procura di Roma quella nomina è avvenuta in seguito alle pressioni di Carboni, che insieme ai suoi amici Verdini e Dell’Utri voleva mettere le mani sul business delle bonifiche e dell’eolico in Sardegna. Per il pm Palazzi gli atti dimostrano come Cappellacci abbia cercato di agevolare Carboni e gli altri personaggi di area berlusconiana che volevano impadronirsi degli appalti per le bonifiche del Sulcis e disseminare nell'isola impianti eolici. Solo quando da Firenze è trapelata la notizia dell'inchiesta giudiziaria sulla P3 il governatore sardo, per l'accusa, è tornato precipitosamente sui propri passi firmando una delibera-veto sullo sviluppo delle energie alternative. (m.l)

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