La Nuova Sardegna

Consiglio compatto: lo Statuto è inviolabile

di Umberto Aime
Consiglio compatto: lo Statuto è inviolabile

Tutta l’aula vota all’unanimità un ordine del giorno che sarà portato a Roma Oggi la conferenza Stato-Regioni in cui Matteo Renzi illustrerà la sua riforma

10 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. L’oracolo Gavino Sale (Irs) ha proprio ragione: in Consiglio regionale soffia un vento tutto nuovo. Non sarà quello indipendentista, ma per ora basta e avanza il ritorno impetuoso della «bufera autonomista». Non si spiega altrimenti, a parte l’orgoglio, come ieri all’aula sia bastata solo mezz’ora – in passato ci sarebbe voluta almeno una giornata intera – per chiudere questo accordo, poi tradotto in un ordine del giorno unitario: «È intoccabile - si legge – il diritto del popolo sardo a vedere riconosciuta la propria specialità autonomistica e nessuna crisi economica può ridurre la volontà all’autodeterminazione di un popolo». Meglio dei fuochi d’artificio, arrivati alla fine del dibattito, era sollecitato dal presidente Francesco Pigliaru, sulla riforma dello Stato, Regioni comprese, pensata, voluta e imposta dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Con quel manifesto in mano, oggi il governatore si presenterà a Roma alla conferenza Stato-Regioni convocata dal governo proprio per presentare, urbi et orbi, la mega riforma pare destinata a rivoltare l’Italia. Il senso della rivendicazione votata all’unanimità dal Consiglio, un solo astenuto, Mario Floris (Uds), può essere riassunto così: «Lo Statuto speciale della Sardegna è inviolabile. I parlamentari sardi dovranno battersi dovunque per difendere la specificità dell’isola. Dovrà essere prevista, in qualunque legge, una norma di salvaguardia che metta al sicuro lo Statuto da ogni possibile rigurgito di centralismo». Parole importanti, quasi da rivoltosi, che Gavino Sale ha commentato così: «Questo è solo il primo passo verso la nuova affermazione di una coscienza nazionale che ormai, in Consiglio, è patrimonio anche dei partiti italiani». E va subito detto perché Mario Floris si è astenuto: «Non bastano le parole – ha detto – prima o poi dovremo andare fisicamente a Roma per difendere quello che ci vogliono togliere». Il suo è stato nei fatti un richiamo forte alla realtà: Renzi è uno schiacciasassi e la battaglia con Palazzo Chigi sarà durissima.

Il dibattito. Il primo a intervenire è stato Pigliaru: «Noi siamo pronti a difendere le prerogative della Sardegna davanti a tutti. Le potestà esclusive affidate alle Regioni autonome devono rimanere tali e dobbiamo essere noi a continuare a decidere su gestione del territorio, tutela del paesaggio, scuola ed enti locali. Ma allo stesso tempo dobbiamo essere capaci di dimostrare allo Stato che sappiamo esercitare al meglio il nostro potere». È pur vero che la riforma Renzi, almeno per il momento non riguarderebbe le Regioni a Statuto speciale, ma il Consiglio ha voluto mettere le mani avanti. «Tutti ci siamo resi conto del rischio», ha detto Attilio Dedoni (Riformatori)e Pietro Cocco (Pd) ha aggiunto: «Non solo dobbiamo difendere l’autonomia, ma è indispensabile rilanciarla e rafforzarla». Con queste premesse, il dibattito è andato in crescendo nei toni senza che ci fossero differenze fra maggioranza e opposizione. Edorardo Tocco (Forza Italia) ha ribadito che «dobbiamo pretendere più poteri», e Anna Maria Busia (Cd) si è detta certa che «è arrivato il momento di dare forza e sostanza a una nuova Assemblea costituente che dovrà riscrivere lo Statuto». Per Michele Cossa (Riformatori) «il centralismo va combattuto all’origine» e Efisio Arbau (Sardegna vera) è andato oltre: «Non dobbiamo arretrare di un millimetro». La strategia col governo dovrà essere solo quella del muso duro per Gianluigi Rubiu (Udc), Angelo Carta (Psd’Az), Piermario Manca (Pds). Stefano Tunis e Mario Tedde (Fi) e Daniele Cocco (Sel) hanno parlato uno dopo l’altro che «va fermato lo strapotere dello Stato». Poi è stato l’ex presidente Ugo Cappellacci (Fi) a dire: «Attenzione, nessuno ci farà concessioni. Quello che ci spetta lo dovremo difendere coi denti», ed Emilio Usula (Soberania) ha chiuso: «È inaccettabile che vogliano scaricare su di noi le inefficienze di Roma». Sarà battaglia, ma l’esercito dei sardi almeno ora è compatto.

In Primo Piano
La sentenza

La Corte Costituzionale cassa le “norme estranee” fra quelle sanitarie che la Regione aveva inserito nella legge di stabilità 2023

Le nostre iniziative